Anno 1595, a Piombino si apre la zecca. Nel 1589, in una congiura organizzata da alcuni membri di influenti famiglie piombinesi ed alla quale forse non era estranea la moglie, Isabella de Mendoza, figlia dell’ambasciatore spagnolo a Genova, viene ucciso il signore di Piombino, Alessandro. A seguito della situazione creatasi donna Isabella si rifugia a Genova dal padre, assieme al figlio ed erede Jacopo VII , allora di otto anni.
Nel 1594 l’imperatore Rodolfo II eleva Piombino a Principato. La volontà di celebrare tale nomina, unitamente alla necessità di di ribadire la propria autorità sullo stato piombinese, messa in forse sia dai tumulti seguiti alla morte del padre sia per i dubbi sulla lealtà della madre sollevati dagli stessi zii paterni, inducono molto verosimilmente Jacopo VII ad aprire nel 1595 la zecca e batter moneta con le pezzature del testone, del paolo e del grosso, tutte in argento. Vengono coniate altresì le crazie in mistura e i quattrini in rame. Non vi sono monete in oro. E’ necessario a questo punto precisare che la date relative all’attività della zecca sotto Jacopo VII, come poi con i due Ludovisi, sono deducibili esclusivamente dalla datazione delle monete emesse, poiché ad oggi non si conoscono documenti ufficiali indicanti con precisione il momento di apertura dell’officina monetaria.
Dopo la morte dell’ultimo Appiano nel 1603 la zecca piombinese interrompe la propria attività, anche a causa delle travagliate vicende dinastiche che portarono gli Appiano alla perdita di Piombino; le coniazioni riprenderanno nel 1640, con il nuovo principe Niccolò Ludovisi. Vengono battuti due tipi in oro (una doppia e una quadrupla), cinque in argento (testone, scudo e mezzo scudo, giulio e mezzo giulio), uno in mistura (crazia) ed uno in rame (quattrino).