(di Roberto Ganganelli) | “La Terra è blu, è bellissima”: l’uomo che il 12 aprile del 1961, 55 anni fa pronuncia, con voce emozionata, queste parole, si chiama Yurij Alexeyevich Gagarin ed è nato nel 1934 in un villaggio della regione di Smolensk, in Unione Sovietica. Figlio di un falegname e di una contadina, Yurij cresce in un soviet simile a migliaia di altri nati in Russia a seguito della Rivoluzione d’Ottobre distinguendosi, a scuola, per la sua attitudine nelle materie scientifiche. La Seconda Guerra mondiale e l’invasione nazista costringono il ragazzo ad interrompere gli studi, che riprende frequentando la scuola tecnica di Saratov dove consegue il diploma di metalmeccanico. Ed è proprio a scuola che inizia ad interessarsi al volo, frontiera recentemente conquistata dal genere umano che rappresenta, non solo agli occhi del giovane Yurij, un mondo affascinante e avventuroso.
Nel 1955, in un piccolo aeroclub, Gagarin vive il proprio battesimo dell’aria, ma la sua passione è tale da portarlo dapprima ad iscriversi a una scuola di volo e poi ad entrare a far parte dell’aviazione sovietica diplomandosi nel 1957 all’Accademia Aeronautica di Orenburg. Le sue doti sono fuori dal comune e Gagarin si guadagna la stima dei superiori che lo destinano al collaudo di sofisticate apparecchiature segnalandolo, nel 1959, per l’addestramento come cosmonauta del programma spaziale sovietico che, già nel 1957, aveva ottenuto un importante successo lanciando in orbita la cagnetta Laika a bordo dello Sputnik 2.
Dopo un lungo addestramento a Zvezdnyj Gorodok, dove sorge il centro per la preparazione dei cosmonauti, il maggiore Yurij Gagarin, il 12 aprile 1961 alle ore 9.08 di Mosca, all’interno di una navicella chiamata Vostok 1 pesante 4,7 tonnellate, parte per il primo volo spaziale con equipaggio umano e compie un’intera orbita ellittica raggiungendo una massima apogeo di 302 km e un perigeo di 175 km volando ad una velocità di 27.400 chilometri orari. Dopo 108 minuti, guidato dai computer di terra, il Vostok 1 accende i retrorazzi in e rientra nell’atmosfera. Il cosmonauta viene espulso dall’abitacolo e paracadutato a terra. Il volo termina alle 10.20 ora di Mosca.
Per Gagarin è il trionfo personale e, per l’Unione Sovietica di Nikita Khruscev, che gli conferisce l’Ordine di Lenin, uno dei successi più limpidi nel serrato confronto con gli Stati Uniti per la conquista dello spazio. E in cielo, dove aveva colto il massimo successo della propria vita, Gagarin troverà anche la morte, il 27 marzo 1968, mentre compie un volo sperimentale a bordo di un caccia MiG-15 che si schianta al suolo per un guasto. A lui viene intitolato, in Russia, il centro di addestramento dove si preparano i cosmonauti e col suo nome gli astronomi battezzeranno l’asteroide numero 1772.
Mosca gli dedica, nel giugno 1980, un monumento al centro della Ploscad Kaluzskoj Zastavy, oggi Gagarinskaja Ploscad. La figura del cosmonauta, in titanio, è collocata su un piedistallo di 40 metri ed è alta circa 6 metri. L’intera struttura pesa 289 tonnellate e, alla base, è stata posta una riproduzione della navicella Vostok 1. Lo stile del monumento è futuristico, la posa del cosmonauta quasi da ginnasta e non appare così inverosimile neppure la leggenda, messa in giro nei primi anni Ottanta, secondo cui la statua, a mezzogiorno e a mezzanotte, avrebbe alzato le braccia verso il cielo.
Quella stessa statua, quel cielo immenso e il ricordo di quella terra blu, mai vista prima da occhio umano, vengono immortalati nel 1991 su di una moneta, un bel conio proof da 3 rubli in argento battuto in 35.000 esemplari (mm 38 di diametro). Ironia della storia, quella emissione destinata a celebrare i 30 anni trascorsi da uno dei momenti più esaltanti nella storia dell’Urss viene messa in vendita solo pochi mesi prima che, a seguito del golpe di agosto, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche inizi a sgretolarsi per cessare di esistere, a seguito dell’ultima deliberazione del Soviet Supremo, il 26 dicembre 1991.
Il ricordo del primo cosmonauta, tuttavia, non cede agli sconvolgimenti della storia e la Federazione Russa, nata sulle ceneri dell’URSS, torna ben presto ad omaggiare in moneta Yurij Gagarin: nel 2001, in occasione del 40° anniversario del primo volo umano nello spazio, la Banca centrale di Mosca emette infatti due monete celebrative a ricordo del cosmonauta e del suo viaggio. La prima da 2 rubli, in cupronichel e con diametro di 23 millimetri, viene prodotta in 20 milioni di pezzi e reca al rovescio il ritratto di Gagarin in uniforme con la sua firma e la data del 12 aprile 1961; nella stessa serie dedicata alle date memorabili della storia russa, sempre nel 2001 viene inserita anche una bimetallica da 27 millimetri di diametro, con anello esterno in ottone e tondello interno in alpacca, valore nominale di e tiratura di 20 milioni di pezzi, che raffigura il volto dell’eroe con il caratteristico casco spaziale, la visiera aperta e il sorriso inconfondibile di colui che – compiuta un’impresa storica – ritorna a casa, a quella Terra che, vista dal cielo, appariva così blu, piccola e lontana.