Il patriarca di Aquileia introdusse per la prima volta sulle monete il proprio nome per esteso.
Con Volchero come patriarca di Aquileia dal 1204 al 1218, la Patria del Friuli raggiunse la sua massima espansione territoriale, divenendo uno degli stati italiani più grandi.
Bavarese di Erla (ma citato come von Ellenbrechttskirchen o Leubrechtskirchen), fu un personaggio eclettico: praticò la medicina, la scienza e la poesia (si ipotizza possa essere l’autore dei poemi Carmina Burana).
All’epoca della nomina a patriarca, aveva già collaborato alle trattative per la liberazione di re Riccardo Cuor di Leone, partecipato a una crociata, creato l’Ordine teutonico, diretto i monasteri di Pfaff e Zell am See e ricoperto la carica di vescovo di Passau. Curiosamente ricevette l’ordinazione sacerdotale solo dopo la l’investitura vescovile e da allora nulla si seppe della moglie con cui aveva avuto un figlio più volte citato dalle cronache.
Fra i suoi tanti meriti, la trasformazione dell’apparato burocratico in una struttura più moderna (favorì anche la creazione del parlamento della Patria del Friuli) e la creazione di una diocesi culturalmente vivace: il suo circolo letterario accolse celebri cantori d’amore, fra i quali l’autore dell’Anello dei Nibelinghi. Ma anche una illuminata politica finanziaria che permise al monetato patriarcale di estendere la propria influenza commerciale ben oltre il Friuli, in Carinzia, Stiria e Croazia. In questo Volchero fu probabilmente favorito dalle sue amicizie personali con i banchieri senesi accolti nel territorio della diocesi.
Oltre a ciò, Volchero fu il primo patriarca a far riportare per esteso il proprio nome sulle monete che, per la prima volta si allontanarono dalla tipologia allora in uso nella zecca di Friesach, in Carinzia. Sui suoi denari, dentro un doppio contorno perlinato la legenda del diritto riporta Volf ker P(atriarca). Nel campo lui compare con la mitra ornata di gemme, a punta e senza corno, seduto sul faldistorio (la sedia usata dai vescovi nella liturgia cattolica), mentre stringe con la destra un bastone con croce e con la sinistra il Vangelo.
Sul rovescio la legenda cita l’autorità emittente all’interno di un cerchio perlinato Civitas Aquilegia. Scenica, nella parte centrale del campo, l’aquila nimbata su una roccia che, con ali spiegate, ghermisce con gli artigli un rotolo di pergamena. Forse, un riferimento alla bolla aurea ottenuta nel 1209 dall’imperatore Ottone IV per meriti diplomatici. La forza espressiva della rappresentazione del rovescio è talmente forte che nel 1970 la Banca del Friuli l’avrebbe scelta come logo societario.