(informazione pubblicitaria) | Si terrà a Reggio Emilia, nello splendido scenario di Villa d’Este (Via della Repubblica n. 64), la quarta vendita all’incanto di Aurora Numismatica che proporrà ai collezionisti e agli appassionati di numismatica un catalogo (accedi qui al PDF completo) ricco di ben 717 lotti che, il prossimo 19 novembre, saranno esitati a partire dalle ore 14.30 dopo una sessione di visione lotti dalle ore 10.00 alle 12.00 e a partire dalle 14.00.
Ad aprire le danze – sotto il segno dell’oro, il più prezioso dei metalli – sarà un’interessante collezione di monete a taglio marengo (g 6,45 a titolo 900 millesimi, per 21 millimetri di diametro) che testimonia la fortuna di questa tipologia, nata ad inizio XIX secolo proprio in Italia, non soltanto nella Penisola e in vari paesi d’Europa ma anche nel resto del mondo. Ben 195 marenghi – comprese tipologie attuali come i 20 euro di Italia e i 2 scudi sammarinesi – saranno proposti a Reggio Emilia: da segnalare ovviamente due esemplari dei 20 franchi della Repubblica Subalpina che, ad inizio ‘800, hanno dato il nome a questa fortunata moneta, come pure alcune rare coniazioni sabaude da 20 lire (ad esempio il 1818 Torino e il 1824 Genova di Carlo Felice, il 1870 e il 1872 Roma di Vittorio Emanuele, l’Aquila araldica 1903 e 1905 di Vittorio Emanuele III). A questi esemplari si aggiunge un’ampia selezione di date e zecche sia del Regno di Sardegna che del Regno d’Italia, senza contare le 20 lire del Governo Provvisorio di Venezia del 1848, di Parma e di Milano senza contare, passando all’estero, esemplari tipo marengo coniati fra l’altro in Albania, Austria, Francia e Belgio.
Seguono, in catalogo, le monete mondiali con interessanti esemplari austriaci, canadesi, della numismatica francese (bellissimi i 100 franchi oro del 1935, Terza Repubblica) e monegasca (rari i 5 franchi del 1837 a nome di Onorato V Grimaldi), oltre a coniazioni degli Stati tedeschi, d’Ungheria e Russia. Piacevole e varia la proposta relativa alle zecche italiane: per Bergamo, ad esempio, viene offerto un raro grosso da 4 denari del XIII-XIV secolo, in ottima conservazione, mentre Firenze è rappresentata da un pregevole fiorino del II semestre 1467 con armetta Acciaiuoli. Notevole, per la zecca di Milano, un filippo in argento a nome di Maria Teresa d’Austria che, R2 e Spl, pur con minime screpolature è uno dei migliori esemplari di questo tipo apparsi in vendita negli ultimi anni. Nella sezione dedicata alla zecca di Modena, invece, spiccano un mezzo ducato del 1727 per Rinaldo d’Este con lustro di conio originale, peso pieno e conservazione insolitamente elevata per questa tipologia.
Ad una serie di monete pertinenti alla zecca di Napoli seguono alcuni pezzi forti dell’officina monetaria di Parma tra cui le 8 doppie del 1796 e le 4 doppie del 1797 a nome di Ferdinando di Borbone; per Pavia, invece, con un salto indietro di oltre un millennio, nel catalogo Aurora è proposto un tremisse mozzafiato di Ariperto II (702-712) RR, coniato su ampio flan e con legenda integra, tanto da poter essere classificato Fdc.
Altro settore di forza del quarto incanto Aurora è una collezione di piastre e scudi papali che si apre con la prima tipologia del 1589 con al dritto il ritratto di papa Sisto V e al rovescio san Francesco inginocchiato che riceve le Stimmate sul monte della Verna. Raffinati ritratti di pontefici, eleganti composizioni araldiche, rovesci pittorici ed architettonici si susseguono con piastre che – fra gli altri soggetti – tra il XVII e il XVIII secolo ci propongono la Cattedra di san Pietro e la facciata dell’omonima Basilica, il porto di Civitavecchia e quello di Anzio, immagini di santi e allegorie di virtù cristiane, episodi biblici come la “raccolta della manna” (derivata direttamente da un quadro di Nicolas Poussin (leggi qui per saperne di più). Alla metà del ‘700 la piastra lascia il passo allo scudo come massimo nominale argenteo nella serie dello Stato Pontificio e i soggetti si fanno meno fantasiosi – stemma, ritratto papale, la Chiesa sulle nubi, poi il solo nominale tra rami – se si eccettuano le due raffinate coniazioni di Pio VIII del 1830, per Roma e Bologna, con i santi Pietro e Paolo.
L’offerta di monete papali prosegue, nel seguito del catalogo, con ulteriori chicche: citiamo, solo per fare alcuni esempi, il mezzo giulio di Clemente VII con al rovescio ROMA ad accantonare la croce, battuto su conii del Cellini, e la mezza piastra R3 di Innocenzo XIII, 1721-1724, con al rovescio la scena dei mietitori proposta in conservazione Spl. La monetazione dei papi post Conciliazione, infine, è a sua volta presente con esemplari importanti soprattutto del massimo taglio aureo, le 100 lire.
Alcune monete di Siena e Venezia chiudono la parte dedicata alle zecche italiane per lasciare spazio al Regno di Sardegna con, fra le altre una 80 lire oro R3 del 1828 per Torino che sarà messa in vendita in conservazione qSpl. Tuttavia è Carlo Alberto a fare la parte del leone con una raccolta di cui gli estensori del catalogo scrivono: “Nonostante non contempli la monetazione aurea, questa collezione è da considerarsi di assoluto prestigio. Risalta per un elevatissimo rapporto qualità/rarità, con molti esemplari proveniente da celebri collezioni del passato”. Come non soffermarsi, ad esempio, sulle 2 lire del 1834 (R4, qBb) ex Collezione Mantegazza, o sulla lira 1832 per Genova (R2, Fdc) proveniente dalla medesima raccolta? E gli esempi potrebbero continuare.
Per quanto riguarda il Regno d’Italia, invece, è presente fra le altre rarità una 100 lire 1883 di Umberto I, in conservazione Bb/Spl; per lo stesso sovrano segnaliamo inoltre un fantastico tallero per l’Eritrea proposto qFdc e periziato Tevere. Anche per il figlio Vittorio Emanuele III, quindi, spiccano alcuni massimali in oro da 100 lire di ottima qualità e indiscutibile fascino, come la 100 lire Aquila araldica del 1905, R2 e Spl/Fdc, oppure la Vetta d’Italia, in Fdc assoluto, caratterizzata da un’inconsueta e perfetta sabbiatura color mattone. Passando all’argento, invece, ci piace segnalare la 20 lire Littore 1927-V, R3 e Fdc, e due esemplari di 5 lire Quadriga del 1914, uno di serie e uno PROVA DI STAMPA, entrambi Fdc.
Sempre per quanto riguarda le prove, è giudicata R4 quella, in acmonital, delle 2 lire del 1939-XVII con dizione PROVA in incuso al rovescio mentre un grado di rarità in meno, R3, è assegnato alla bellissima 10 centesimi Italia su prora del 1908, Spl+. Altre prove relative al Regno e alla Repubblica chiudono questa parte di catalogo per lasciar spazio a medaglie e decorazioni, fra le quali si impongono alcune coniazioni del periodo di Maria Luigia duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, e a seguire alcune interessanti celebrative del Regno delle Due Sicilie e del periodo napoleonico.
Tra le papali spiccano due esemplari – uno in bronzo dorato e uno in bronzo patinato – a ricordo della visita di Pio XII al re d’Italia avvenuta nel 1939. Si tratta di due medaglie opera di Antonio Maraini, di grande modulo (120 millimetri) che furono omaggiate solo al papa e al segretario di Stato vaticani (esemplari oggi al Medagliere della BAV), a Vittorio Emanuele e a pochissimi altri personaggi di rango. La versione in bronzo non dorato, secondo gli studi più recenti, sarebbe una prova che l’autore conservò per sé. Entrambi gli esemplari sono giudicati R5, della massima rarità.
Sempre per quanto riguarda le medaglie, l’asta Aurora n. 4 offre ai collezionisti interessanti coniazioni degli antichi Stati italiani, del periodo fascista ed estere, per concludere con alcune decorazioni massoniche di area britannica. Un catalogo, insomma, tutto da sfogliare per un’asta da non perdere.
Per maggiori informazioni: tel. 0522.541830; cell. 347.8992677; web www.auroranumismatica.it; mail info@auroranumismatica.com.
Cataloghi per offerte online disponibili su:
Aurora Numismatica (anche live, clicca qui)
Varesi (clicca qui)
EmaxBid (clicca qui)
BidInside (clicca qui)