(di Roberto Ganganelli) | Tomares, Andalusia, mercoledì 27 aprile: durante gli scavi per la realizzazione di una condotta all’interno di un parco vengono alla luce diciannove anfore coperte di terra e sporcizia. Come sempre, in questi casi, l’emozione è forte ma diventa vero e proprio stupore quando gli archeologi chiamati a rimuovere i reperti si rendono conto che tutti i contenitori sono colmi di antiche monete. Quasi seicento chilogrammi di esemplari in bronzo, per la precisione, sembrano formare quello che è già stato chiamato il Tesoro di Tomares e che si sta delineando come il più grande rinvenimento di monete romane di tutti i tempi. Sì, perché gli esemplari rinvenuti in Andalusia sono tutti bronzi imperiali del III e IV secolo dopo Cristo, “un rinvenimento unico su cui ancora non sappiamo quasi nulla”, come ha dichiarato Ana Navarro, direttrice del Museo archeologico di Siviglia.
“Le anfore – fanno sapere gli studiosi – sono già di per sé particolari, in quanto non si tratta di quelle usate per conservare vino ed olio, ma di modelli più piccoli destinati ad altre merci”. Al momento del rinvenimento, dodici delle diciannove anfore sono state lesionate dalla scavatrice, mentre le altre rimangono tuttora sigillate e potrebbero riservare ulteriori sorprese. Per chiarire sia il contesto archeologico circostante, che le eventuali motivazioni e circostanze dell’occultamento del tesoro, inoltre, il direttore generale dei Beni culturali e musei della regione, Araceli Garcia, ha annunciato che la delegazione territoriale del Consiglio chiederà al Comune di Tomares di fermare i lavori e di procedere ad uno scavo archeologico più esteso.
Anche se la maggior parte degli esemplari numismatici finora censiti è di bronzo, gli archeologi hanno trovato anche monete con argentatura. “Inoltre, la maggior parte dei pezzi è in fior di conio o quasi, e ciò vale a dire che non è stata in circolazione o lo è stata pochissimo”, ha detto Ama Navarro al quotidiano “El Pais”, sottolineando inoltre che la prima azione da svolgere sulle monete sarà una pulizia, seguita da un procedimento di stabilizzazione delle patine e quindi da eventuali restauri, il tutto in vista della catalogazione sistematica. “L’intera area del basso Guadalquivir è molto ricca di reperti archeologici. Non dobbiamo dimenticare che durante l’Impero Romano, questa zona è una regione molto potente dal punto di vista economico e produttivo. C’erano ville, la città di Italica era lato”, ricorda l’esperto, che sottolinea che ora è necessario studiare quale rapporto può avere questi resti con altri siti dei dintorni.
Vi sono dunque molti interrogativi che circondano questa scoperta. “E’ sorprendente – spiegano gli archeologi – aver trovato ben diciannove anfore piene di monete. L’ipotesi è che il denaro possa essere stato utilizzato per pagare le tasse imperiali o pagare una guarnigione militare. Tenendo che lo Stato imperiale controllava il conio delle monete, il tesoro deve essere legato a un qualche tipo di burocrazia, o in relazione ai poteri locali di Bajo Guadalquivir”. Inoltre si dovrà chiarire se le anfore furono effettivamente nascoste (sono state trovate ad appena un metro di profondità) o se il sito era una specie di deposito, ad esempio facente parte di un accampamento militare. Le indagini continuano…