Durante l’assedio delle truppe austriache, nel 1813 la zecca di Zara battè quattro curiose monete in argento con l’aquila napoleonica coronata
(da “Una moneta una storia”, a cura di Roberto Saccarello | GDN n. 16 di 4.2013)
Nel lontano 59 a.C., come altre importanti città della X Regio (Venetia et Histria), Zara diventa un municipio romano, con il nome Iadera e nel 48 d.C. una colonia i cui abitanti ottengono il grado di cittadini romani. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente e la distruzione di Salona, agli inizi del VII secolo Zara diventa la capitale della provincia bizantina della Dalmazia. Tra il IX e il XII secolo si susseguono la dominazione dei Franchi, di Bisanzio e dei re ungaro-croati. Con l’ascesa di Venezia, infine, inizia la lotta per l’egemonia nel Mare Adriatico.
Zara viene sottomessa alla Repubblica di Venezia tra il 1111 e il 1154 e tra il 1160 e il 1183, fino alla sua assegnazione definitiva alla Serenissima alla fine della IV Crociata nel 1202. La città cade poi ripetutamente nelle mani dei re ungheresi a seguito di violente lotte e insurrezioni (1242-1243, anni 1320, 1345-1346, Pace di Zara del 1358). Nel 1409, Ladislao di Napoli vende per 100.000 ducati d’oro tutti i suoi diritti sulla Dalmazia a Venezia. La città diviene così la capitale della Dalmazia veneta e il principale baluardo di resistenza in occasione delle incursioni ottomane che si estendono nell’entroterra illirico.
Dopo la capitolazione della Repubblica di Venezia, anche Zara viene occupata dalla truppe francesi. Con il successivo trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797 la città, unitamente a Cattaro, all’Istria e alla Dalmazia, passa quindi sotto l’Austria, che incorpora il nuovo territorio nel Sacro romano impero. Gli Asburgo, tuttavia, sono interessati alle province Illiriche e nel 1805 cedono di nuovo la città di Zara ai Francesi. Nel gennaio 1806 Venezia è nuovamente occupata dalle truppe di Parigi; la Pace di Presburgo del dicembre 1806 vede passare l’intera Dalmazia, Zara compresa, sotto il dominio di Napoleone.
Ulteriore modifica avviene nel 1809, quando dal Regno d’Italia vengono distaccate l’Istria, la Dalmazia incluse le città di Cattaro e Zara, Gorizia e Trieste per formare le Provincie Illiriche sotto il controllo francese e con capitale Lubiana.
Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia tra il 16 ed il 19 ottobre 1813, le armate austriache riprendono il controllo della Dalmazia ma alcune città fortificate, presidiate da agguerriti contingenti francesi, vengono strenuamente difese. È il caso delle città di Cattaro, Palmanova e Zara.
Il 25 ottobre 1813 le truppe austriache, con l’appoggio della flotta inglese, cingono d’assedio Zara difesa da un contingente di appena 2.000 soldati supportati, però, dalla quasi totalità della popolazione. La città resiste proprio grazie all’aiuto dei suoi abitanti e alle possenti mura di cinta che difendono la piazzaforte.
La precisione, poi, dei cannonieri franco-italiani intimidisce il nemico alle porte il quale comprende subito che la caduta della città sarà lunga e sanguinosa. Si avviano così le trattative per offrire una resa onorevole alla guarnigione e per garantire la sopravvivenza a tutti i cittadini.
Raggiunto l’accordo, il 4 dicembre 1813 viene innalzata la bandiera bianca sulla Torre del Buovo D’Antona che domina Zara. Tutti gli onori vengono resi alla residua guarnigione ridotta ormai ad appena 840 soldati. Durante l’assedio, dalla zecca di Zara vennero battute con tondelli ottenuti tramite fusione quattro monete in argento a 824 millesimi, sui cui contorni sono inserite, entro rettangoli, le iniziali in rilevo dei maestri d’arte Michele Fasolo, Simeone Bortolotti e Sebastiano Picchi che le realizzarono. Si tratta di curiosi nominali: da 18,40 franchi – 4 once (I tipo), di g 119,0-120,5 per mm 54; da 18,40 franchi – 4 once (II tipo), g 119,0-120,5 per mm 54; da 9,20 franchi – 2 once, g 59,75 per mm 45,5; da 4,60 franchi – 1 oncia, g 29,55 per mm 39. Su tutti i dritti è riportata, nella parte centrale, una losanga racchiudente l’aquila napoleonica coronata, poggiante su un fulmine, con ai lati ZARA e 1813 (la losanga e l’aquila del secondo tipo del 18,40 franchi sono più grandi). Sui rovesci, in un rettangolo, su due righe, il valore.