(di Mathias Paoletti) | La notizia è stata riportata anche dal “Corriere della Sera” (leggi qui l’articolo): un antiquario 31enne ha presentato al cambio all’aeroporto di Linate due biglietti da 100 dollari americani, provenienti dalla Corea del Nord o dall’Iran, che sono risultati parte di un lotto di banconote che le autorità statunitensi “inseguono” da oltre trent’anni. Si tratta di due delle cosiddette “supernotes”, banconote dalla storia particolarissima e tuttora non chiara. Scrive il “Corriere della Sera”: “Bisogna andare indietro nel tempo all’epoca di Reza Pahlavi, lo scià di Persia che regnava in Iran e che aveva buoni rapporti con gli Usa. Per questo motivo Washington gli regalò cliché e numeri di serie per stampare dollari, salvo pentirsi nel 1979 quando la rivoluzione khomeinista rovesciò Pahlavi. Sembra che da allora nel paese abbiano continuato a stampare moneta, con chiare conseguenze sulla sua valutazione. Nel Duemila due supernotes spuntarono in Asia e, secondo gli americani, sarebbero state riconducibili alla Corea del Nord, che si ignora in che modo abbia avuto le matrici”.
La copertina del libro-inchiesta sulle “supernotes” a firma di Luigi Carletti e dell’agente “Kasper” (source: archive)In sostanza, potrebbe esserci da qualche parte nel mondo – forse in Corea del Nord, uno dei paesi più isolati e meno democratici del pianeta – una stamperia che produce ed immette ancora oggi sul mercato internazionale dollari impiegati per scopi non chiari e, con ogni probabilità, non legali. Come il regime di Pyongyang si sia procurato le matrici per stampare i dollari fuorilegge rimane un mistero, forse attraverso un canale iraniano, forse per vie ancora più tortuose, ma sta di fatto che nel 2006 il Tesoro americano è riuscito bloccare un conto milionario domiciliato in una banca di Macao che, secondo le accuse, serviva ai nordcoreani per riciclare i proventi dello spaccio delle “supernotes”. Molto probabilmente l’italiano deferito a Linate non aveva la minima idea della reale provenienza delle banconote che ha cambiato. Ma inavvertitamente è finito invischiato in una sorta di intrigo internazionale.
Nell’ormai pluridecennale vicenda delle supernotes è stato coinvolto anche “Kasper”, uno dei più efficienti e controversi agenti dei Servizi di informazione italiani, che sul tema ha condotto indagini sul campo e che ha scritto anche un libro, con Luigi Carletti, edito da Mondadori pochi mesi or sono: per saperne di più si vedano l’articolo di Alberto Tundo su “GbTimes” (clicca qui) e l’approfondimento di Mauretta Capuano nel portale dell’Ansa (clicca qui).