A Lichtenburg, ad esempio, già tra il 1933 ed il 1937 circolano certificati cartacei da 1 e 2 pfennig, mentre per il campo polacco di Lodz vengono coniate monete metalliche “garantite” dall’Aelteste der Juden, il rappresentante anziano dei “giudei”; ad Oranienburg, invece, nello stesso periodo tocca niente meno che ad un prigioniero, l’artista e disegnatore Horst–Willi Lippert, disegnare i bozzetti per le banconote del campo. Successivamente, tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945, anche il campo di concentramento di Bolzano impiega, per pochi mesi, una speciale serie di biglietti (nei tagli da 50 centesimi e da 1, 2, 5, 10, 20 e 50 lire) destinati a circolare anche nella città in modo da consentire ai prigionieri con speciali permessi di uscita di acquistare beni di prima necessità. Quello che, tuttavia, resterà nella storia come uno degli esempi più eclatanti di “Numismatica dell’Olocausto” è legato a doppio filo ad una delle più complesse operazioni di mistificazione messa in atto dal regime di Hitler: la cosiddetta “area di popolamento ebraico” di Terezin.
Situata in Cecoslovacchia, a circa ottanta chilometri a nordest di Praga, Theresienstadt è una cittadella militare fatta costruire, nel corso della seconda metà del XVIII secolo, dall’Imperatrice Maria Teresa d’Austria dalla quale ha preso il nome. A lungo usata come piazzaforte e prigione, Terezin annovera fino all’inizio del ventesimo secolo, tra i suoi “ospiti” più illustri, vari pluriomicidi, oppositori politici e anche il nazionalista serbo Garvilo Prinzip, l’uomo che il 28 giugno 1914, assassinando l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria–Ungheria, ha fatto scoccare la scintilla della Prima Guerra Mondiale.
Con l’annessione del Protettorato di Boemia e Moravia da parte del Terzo Reich, nel 1939, la popolazione civile di Terezin viene trasferita altrove e la cittadina viene trasformata dapprima in un ghetto e, successivamente, in un vero e proprio campo di concentramento destinato, secondo le direttive approvate nella conferenza di Wannsee, ad accogliere principalmente intellettuali, vecchi e bambini.