RICORDANDO ANTONIO FABRIS, “SOMMO INCISORE ITALIANO DEL SECOLO XIX”

Non era certo la prima volta che questo succedeva, né sarebbe stata l’ultima: il “cavalier” Francesco Stiore, figlio e nipote “d’arte” (dato che sia il padre Antonio che il nonno Giuseppe avevano ricoperto incarichi di un certo rilievo in zecca). Già nel 1847, in occasione del IX Congresso degli scienziati, aveva “donato” una medaglia, vagamente patriottica, rappresentante al rovescio l’Arsenale di Venezia (per il dritto, era stato utilizzato il busto di Dante eseguito, nel 1835, da Francesco Putinati). Proprio nel 1865, alla morte del Fabris, era stato lui a insistere per il completamento della medaglia per Antonio Marsure e infine, l’anno dopo, al momento dell’annessione di Venezia all’Italia e della venuta di Vittorio Emanuele II nella città lagunare, sua era stata l’iniziativa di offrire al sovrano una medaglia commemorativa.

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La medaglia per il Fabris venne coniata in 102 esemplari in bronzo, ma si ha notizia di un esemplare in argento (conservato presso i Civici Musei di Udine). Resta da chiedersi se si trattò di un atto di pura, generosa amicizia o di una forma di personale pubblicità. È assai probabile che tali nobili iniziative fossero nelle corde dello Stiore, ma certo l’autore, onorando il celebre collega, onorò anche se stesso. Non a caso il già citato articolo della “Gazzetta di Venezia” precisava: “[…] Così quest’opera, mentre onora il Fabris, torna eziandio in onore del sig. Stiore, che con tanta diligenza ed amore la eseguiva.”