Stampati in Tunisia, questi biglietti di propaganda si presentano di pessima qualità sia per la carta utilizzata che per gli inchiostri impiegati e lungi dall’ottenere – nonostante il tono veemente e provocatorio – alcun effetto concreto sulla popolazione o, tanto meno, a favore dei Tedeschi e degli italiani, i finti dollari finiscono invece per essere apprezzati proprio dai soldati “yankee” che li collezionano o li utilizzano in occasione delle partite a dadi e a poker.
Il taglio da due dollari con l’effigie del presidente Jefferson è conosciuto anche con testi di propaganda in lingua italiana, uno dei quali ad esempio recita: “I bombardieri anglo–americani, che si accaniscono sulle nostre città distruggendo la proprietà privata, opere d’arte, chiese, ospedali e scuole nella speranza di deprimere lo spirito di resistenza degli italiani, dimostrano di essere degni alleati di quei bolscevichi che massacrarono vecchi, donne, bambini, sacerdoti e suore di carità, al solo scopo di annientare ogni santo principio di morale e di religione. Italiani, dobbiamo resistere ad ogni costo per salvare la Religione e la Patria con la vittoria del Fascismo”.
Non si conosce l’autore dei testi, ma le matrici impiegate sono le stesse delle pseudo–banconote stampate in Africa settentrionale con messaggi in lingua araba; questo indica come, ritirandosi in Italia e attendendosi lo sbarco degli Alleati in Sicilia (quell’Operazione “Husky” che scatta, puntualmente, il 10 luglio 1943) i tedeschi si siano portati dietro tutto l’occorrente a condurre, oltre che una strenua resistenza in armi, anche operazioni di guerra psicologica e di propaganda, rese quanto mai necessarie in seguito al progressivo logorarsi del morale delle truppe e delle popolazioni civili.
Tentativi simili erano già stati fatti, nel corso del 1942, quando migliaia di “banconote” di propaganda da 5 dollari erano state sganciate su El Alamein, Alessandria d’Egitto e Il Cairo provocando, come sarebbe successo anche a Parigi, dapprima l’euforia e poi una rapida disillusione tra le popolazioni. Altri dollari di fantasia avrebbero, in seguito, inondato i teatri di battaglia europei ma l’ultimo, clamoroso caso di banconote americaneriprodotte a scopi bellici che è interessante segnalare quello che vede la produzione di fasulli “gold certificate” da 10 dollari per il teatro di operazioni balcanico.
Gli storici e i numismatici ne sono giunti a conoscenza solo grazie ad un trafiletto pubblicato nell’edizione italiana del bollettino “Eight Army News”, il periodico dell’Ottava Armata che, in data 19 novembre 1943, riporta la notizia del lancio sulla Yugoslavia, in particolare nelle aree controllate dalle armate del maresciallo Tito e dai suoi partigiani, da parte di aerei tedeschi, di migliaia di banconote contraffatte.
Si tratta di volantini ideati e predisposti dal “Propagandabteilung Sudest, Staffel Kroatien” (il distaccamento croato della sezione propaganda del fronte sud–orientale) nei quali, al rovescio, è stampigliato accanto all’aquila nazista un testo in lingua tedesca quanto meno originale: “E’ vero, questa banconota non vale nulla, ma può salvarvi la vita. Essa vi dà, infatti, la possibilità di consegnarvi alle forze tedesche in completa sicurezza. Vi invitiamo ad abbandonare i partigiani e a raggiungere le forze tedesche. Con questo lasciapassare in mano siete completamente al sicuro da qualunque punizione”. E poco sotto, in lingua serba e croata: “Lasciapassare per disertori. Non sparate, consegnate quest’uomo al più vicino posto di comando tedesco e trattatelo bene”.