(di Roberto Ganganelli) | Spigolando tra alcuni cataloghi di vendita, nel n. 72 della Numismatica Ars Classica del 16 maggio 2013 l’attenzione di chi scrive è caduta sul lotto 642, uno splendido sesterzio di Adriano battuto tra il 119 e il 121 d.C. con un peso di circa 22 grammi, definito dagli estensori della relativa scheda come “estremamente raro e di grande fascino ed interesse storico”. Questo, a motivo del soggetto e delle iscrizioni che rappresentano, in sintesi, una pagina curiosa e significativa di storia romana imperiale, poco nota anche ai numismatici, dato che la moneta in questione era stimata 10 mila franchi e, dunque, non è certo alla portata di tutte le collezioni. Al dritto, la moneta riporta la legenda IMP CESARE TRAIANVS HADRIANVS AVG PM TR P COS III con busto laureato e drappeggio sulla spalla. Al rovescio RELIQVA VETERA HS [novies] MI | . LL ABOLITA; littore in piedi a sinistra con fascio nella mano sinistra mentre con la destra incendia un mucchio di documenti a terra; a sinistra, tre cittadini romani esultanti. Cohen 1211 var. (senza drappeggio sul busto imperiale); BMC 1208; RIC 591 var. (senza drappeggio sul busto imperiale).
Il sesterzio con il quale Adriano volle eternare la propria munificenza nei confronti dei cittadini di Roma e dell’Impero (source: Nac)Riassumiamo quanto riportato nel catalogo di vendita Nac. Alla morte di Traiano nel 117, il potere venne formalmente trasferito al suo erede Adriano, che allora governava la Siria. Nella sua nuova veste Adriano, dopo aver svernato in Asia Minore, all’inizio del 118 iniziò la sua marcia verso ovest per risolvere alcune questioni in sospeso lungo il Danubio. Alla fine arrivò a Roma nel mese di luglio, quasi un anno dopo che era stato acclamato imperatore. Entrando nella Città Eterna volle rafforzare la propria popolarità elargendo donativi al popolo, erogando sovvenzioni per i bambini poveri d’Italia e tenendo un trionfo in onore di Traiano.
Inoltre, Adriano volle anche annullare i debiti dei privati verso l’erario bruciando pubblicamente i documenti relativi alle situazioni pendenti e concedendo, di fatto, un’amnistia generale per gli arretrati fiscali. Questo ultimo atto venne celebrato, per l’appunto, anche sul sesterzio il cui rovescio mostra Adriano – o un littore – mentre con una torcia appicca il fuoco ad un mucchio di carte, simbolo dei debiti da cancellare. Questa versione, piuttosto elaborata, di questo tipo di moneta mostra tre cittadini con le braccia tese in segno di gioia e gratitudine. I documenti (“syngrafi”) vennero bruciati nel Foro di Traiano, dove Adriano eresse un monumento che portava la scritta “Il primo di tutti i ‘principes’ e l’unico che, rimettendo novecento milioni di sesterzi dovuti al ‘fiscus’, ha fornito la sicurezza non solo per il presente ai cittadini, ma anche ai loro discendenti con generosità”.
Busto marmoreo raffigurante l’imperatore Adriano (source: archive)L’iscrizione inversa su questo sesterzio, RELIQVA VETERA HS [novies] MILL ABOLITA, in particolare, è di eccezionale interesse. Si traduce letteralmente in “Nove volte sesterzi centomila di debiti annullati”. HS è un’abbreviazione standard per i sesterzi in iscrizioni romane, e, a seconda del modo in cui viene riferita, si può indicare un unico sesterzio, una unità di mille sesterzi, o di una unità di centomila sesterzi. In questo caso “novies” è un avverbio che significa “nove volte”, e quindi si applica al “sestertius” come multiplo di mille sesterzi. Alcuni hanno suggerito che, logicamente, nel contesto di questa iscrizione HS sarebbe stato un aggettivo in termini di imposte a livello di Impero. Se così fosse, si aumenterebbe la cifra di nome di “nove volte un centinaio di migliaia di unità di mille sesterzi”, pari quindi proprio alla cifra di 900 milioni di sesterzi incisa sull’iscrizione del monumento. In ogni caso, questo è un esempio notevole della denominazione del “sestertius” su una moneta romana – soprattutto perché la moneta è di quella stessa denominazione. Lo storico del XIX secolo S. W. Smith descrive abilmente questo tipo monetale come “uno dei monumenti più notevoli alla munificenza imperiale che si possono trovare nella storia dell’arte numismatica.”