(di Roberto Ganganelli) | Era nato il 15 febbraio del 1898, nel popolare rione Sanità a Napoli: uno scugnizzo come tanti, il cui padre all’inizio non volle neppure riconoscere dal momento che il piccolo era il frutto di una relazione clandestina. Quanto importante sia diventato, in seguito, Antonio De Curtis, in arte Totò, è in utile sottolinearlo: attore comico insuperabile, ma anche interprete drammatico di altissimo livello, paroliere e cantante e al tempo stesso drammaturgo e poeta, è divenuto un’icona della cultura italiana del secolo scorso.
“Principe della risata”, Totò era anche un aristocratico a tutti gli effetti: adottato nel 1933 dal marche Francesco Maria Gagliardi Focas,in seguito Totò intraprese lunghe e battaglie legali, per il riconoscimento dei titoli nobiliari, avvalendosi dei migliori avvocati e araldisti. Il 18 luglio 1945 e il 7 agosto 1946 il Tribunale di Napoli gli riconobbe una serie di titoli gentilizi, che vennero registrati nel “Libro d’Oro della Nobiltà Italiana”: principe e conte palatino, nobile, e addirittura il trattamento di “altezza imperiale”. Cambiato cognome nel 1952 in Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di Bisanzio,in seguito al riconoscimento nobiliare Totò fece addirittura coniare alcune medaglie d’oro del peso di 50 grammi l’una con al dritto il suo profilo, “alla moda degli imperatori romani”, e al rovescio lo stemma araldico della sua “casata”.
E chissà se Totò abbia mai sognato anche di battere moneta o di finire su qualche coniazione celebrativa come quella bimetallica da 5 euro fior di conio che – emessa il 18 settembre – gli rende omaggio nel cinquantenario della scomparsa. Coniata in 15 mila pezzi dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, la celebrativa ha un diametro di 27,5 millimetri e pesa 9,52 grammi. Prezzo di commercializzazione alla fonte, 15 euro.
Una coniazione inedita per la monetazione repubblicana in euro, con profilo polifonale, anello esterno in bronzital e tondello centrale in cupronichel e una proporzione tra i due elementi che rappresenta una vera sfida per ogni artista chiamato a modellarne i soggetti. In questo caso è stata Uliana Pernazza a ricevere l’incarico e, senza dubbio, a superare brillantemente “l’ostacolo” legato al bimetallo. Al dritto, l’artista ha ritratto di fronte l’attore Antonio de Curtis, in una delle sue tipiche maschere teatrali, ispirandosi ad una foto d’epoca scattata da Guy Bourdin; attorno, solo la dizione REPUBBLICA ITALIANA – ad esaltare la celeberrima figura di Totò – e in basso il nome dell’artista.
Delicato e originale anche il rovescio che lega elementi cinematografici con al centro la caratteristica “mossa” delle mani del comico napoletano; in alto il valore nominale 5 EURO, nel campo di sinistra, la firma autografa di Totò e a destra la R identificativa della Zecca di Roma. Più in basso, le date di scomparsa dell’attore e di emissione (1967 e 2017) completano in modo armonico questa “prima assoluta” per la monetazione italiana. Una prima che, tuttavia, non è tale per quanto riguarda gli omaggi medaglistici all’artista, dato che nel 1992, ad un quarto di secolo dalla morte, la Zecca produsse ben tre medaglie – una in oro e due in argento – per ricordarlo, lui che andava così orgoglioso del fatto di essere un principe a tutti gli effetti. Del resto, “signori si nasce” e Totò, modestamente, “lo nacque…”.