Sulla scia del rinnovato benessere economico, a Roma Giulio II, per restaurare il carlino, nel 1504, ne creò uno nuovo, che chiamò giulio del peso di circa g 3,88 con un fino di g 3,63 circa (fig. 5). Ma anche in altre parti erano apparse grosse e spesso splendide monete d’argento: a Venezia, ad esempio, il doge Niccolò Tron fece coniare, nel 1472, una bella moneta d’argento di circa g 6,52 : la lira Tron che può essere considerata la prima lira della Penisola. Essa venne incisa da Antonello di Pietro detto anche “Della moneta”, un orafo che lavorò nella zecca della Serenissima dal 1454 al 1484. Essa reca, al dritto, il busto a sinistra del doge Nicolò Tron circondato dalla legenda TRONVS DVX NICOLAVS e, al rovescio, il leone alato di san Marco con Vangelo e corona e intorno la legenda SANCTVS MARCVS.
Figura 5 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)A Milano, a partire dal 1474, il duca Galeazzo Maria Sforza emise una grossa e splendida moneta d’argento di g 9,79 chiamata testone per la testa del duca rappresentata nel dritto (fig. 6). Essa venne realizzata da uno dei più importanti artisti dell’epoca Cristoforo Foppa detto il Caradosso, “eccellentissimo orefice, che nel far conj non ebbe pari”, come scrive di lui Giorgio Vasari. Costui, nato a Mondonico nel 1452 circa, dopo la caduta di Ludovico il Moro, si trasferì a Roma, città in cui realizzò alcune delle più belle medaglie papali architettoniche del primo Rinascimento, come la medaglia di fondazione della basilica di san Pietro secondo il progetto del Bramante.
Figura 6 (source: Biblioteca Apostolica Vaticana)