PAROLE E MONETE: “IO NON DIMENTICO”

(di Roberto Ganganelli) | “ICH VERGESSE NICHT“, ossia “IO NON DIMENTICO” si legge, non senza qualche difficoltà, su di un nastro che avvolge un morso effigiato al rovescio dei grossi da 3 soldi per la zecca di Milano coniati a nome di Gian Galeazzo Maria Sforza, duca VI, con reggente Ludovico il Moro. Il duca di Milano, d’altra parte, era famoso per non perdonare mai i torti subiti e, in compenso, per non dimenticare i servizi che gli venivano resi. Così, quel morso per cavalli ebbe fama come una delle imprese degli Sforza, prediletta in particolare da Francesco I, che la fece riprodurre sul marmo in diversi luoghi pubblici.

Grosso da 3 soldi per Milano con al R/ il morso per cavalli (source: NAC Numismatica Ars Classica)

Si ignorano, tuttavia, sia l’origine che il motivo che unisce in questa impresa – effigiata su moneta nel XV secolo – il corpo all’anima. Nella Logge Vaticane Raffaello dipinse ad esempio la Giurisprudenza con il morso e le briglie a significare il freno della riflessione nel giudizio e nell’applicazione delle leggi, ossia l’equità che non ha sanzioni dirette e materiali nella legge scritta ed è affidata alla coscienza e alla umanità di chi giudica. Alla Temperanza, dipinta dal Domenichino a Sant’Andrea della Valle a Roma, un putto porge il morso, probabilmente come simbolo della sofferenza talvolta necessaria per conseguire i propri obiettivi o nel tener fede ai propri ideali e valori. Anche Moderazione, infine, è raffigurata in antiche stampe con un morso da cavallo in mano e perfino la Ragione ha il morso come attributo simbolico.