(di Roberto Ganganelli) | Sfogliando il catalogo dell’asta Ranieri n. 11 del prossimo 14 maggio colpisce, al numero 610, un estremamente raro ducato in oro (mm 25, g 3,46) coniato presso la zecca di Napoli a nome di Luigi XII, re di Francia, nel periodo 1501-1503. Colpisce per la bellezza del ritratto, certamente, ma anche per la curiosa legenda al rovescio, che circonda lo scudo gigliato e coronato, e che recita PERDAM BABILLONIS NOMEN (“Cancellerò il nome di Babilonia”). Ma cosa c’entra, in realtà, l’antica Babilonia con la tumultuosa storia del Rinascimento europeo?
Come spesso accade la citazione (in altre monete variata in PERDAM BABlLONIS NOMEN e PERDAM BABILLONI NOMEN) è tratta dalle Sacre scritture, per l’esattezza da Isaia (14, 22). “La moneta – scrive Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete” – venne assegnata prima a Parigi e poi a Napoli (il “CNI” riporta solo questa zecca). Questi ducati furono battuti anche a L’Aquila, come ha dimostrato Castellane (“Revue Numismatique, 1901, I° trimestre, p. 45 e sgg.). Mentre gli esemplari napoletani hanno una crocetta all’inizio della legenda del R/, quelli coniati a L’Aquila si distinguono per una rosetta invece dell’aquiletta tradizionale, marchio della zecca aquilana. ‘Non si conosce perché avvenne questo cambio di marchio nella zecca aquilana’ (Grierson-Travaini 1998, pp. 360 e 398. Vedi anche Pansa, “RIN”, 1905, p. 203). Esistono emissioni posteriori, riconoscibili per la rozzezza dello stile”.
Ernesto Bernareggi (“RIN” 1952/1953, pp. 56/62 e 1954, pp. 111/112) – prosegue Traina – ha dimostrato, ricollegandosi a quanto già indicato da Gieseler (1829/1835, II, sez. 4, p. 191) e sulla base di un dispaccio dell’11 agosto 1503 dell’ambasciatore estense, Bertrando dei Constabili, presso la corte papale, come la legenda sia diretta contro papa Alessandro VI Borgia e la Curia romana, accusati di essere una sentina di tutti vizi al pari della antica Babilonia: ‘Qui se ha mostrato da diversi – si legge nella lettera – uno ducato novo facto stampare per la Maestà Cristianissima, il quale da un canto ha sculpita la testa de Sua Maestà, da l’altro ha li tre ziglii cum lettere che dicono: PERDAM NOMEN BABILONIS. Et pigliandosse universalmente Roma per Babilonia qui se ne fa varii iudicii’ (con il nome di Babilonia, Lutero aveva già bollato Roma)”.
In precedenza aveva trovato largo credito la teoria, secondo la quale la moneta sarebbe stata battuta da Luigi XII nell’imminenza della sua campagna contro Giulio II, tra il Concilio di Trento (settembre 1510) e quello di Pisa (secondo Cartier, esattamente nel 1512). Altrettanto infondata l’ipotesi di Desnoyers, secondo il quale la moneta sarebbe un’emissione privata degli Ugonotti francesi battuta tra il 1515 e il 1520 sotto Francesco I. Secondo altri la minaccia sarebbe stata rivolta non contro Giulio II, ma contro il sultano mamelucco de Il Cairo che allora possedeva Gerusalemme e il sepolcro di Cristo: Ludovico, avendo avuto il titolo di re di Gerusalemme, Luigi XII ambiva dunque conquistare quel regno e distruggere Babilonia, antico nome del Gran Cairo.