(di Antonio Castellani) | Una delle ultime legende in lingua latina che appare su monete dell’area italiana è quella che si ritrova sulle 5 lire in argento coniate dalla Regia Zecca di Roma, nel 1898, per conto della Repubblica di San Marino. RELINQVO VOS LIBEROS AB VTROQVE HOMINE (“Vi lascio liberi dall’uno e dall’altro uomo”, ossia da ogni autorità politica e religiosa) è quanto campeggia al rovescio della moneta, assieme al ritratto del santo scalpellino. Il motto si riferisce al testamento che il diacono Marino, secondo la tradizione, il 3 settembre 366 lasciò alla comunità che si era raggruppata intorno a lui, dove “uomo” sta per “potere”; e i due poteri di allora erano il papa e l’imperatore.
La celebre frase “Filii, relinquo vos liberos ab utroque homine”, pronunciata secondo la tradizione dal santo poco prima di morire, non si legge in nessuna delle “Vitae” manoscritte conosciute. Ma doveva essere presente, sia pure con qualche variante, nella “Vita Sancti Marini”, riassunta dallo studioso Ferdinando Ughelli (“Italia Sacra”, II, p. 844), che per primo riferisce queste parole del santo. Va precisato tuttavia che queste, riflettendo situazioni politiche possibili solo dopo la metà dell’VIII secolo, risultano immaginarie, non meno di tante altre notizie dell’agiografia mariniana, sorta in età tarda rispetto ai fatti narrati e non priva di intenti palesemente letterari e, perché no, politici. Un modo come un altro, per la piccola e antica Repubblica del Titano, per riaffermare, come del resto si trova scritto anche sul rotolo che tiene in mano il santo, la propria “Libertas”.
La moneta da 5 lire sammarinesi in argento del 1898 fu coniata in 18.000 esemplari su modelli dell’incisore Filippo Speranza; come le lire italiane del tempo, questo “scudo” è al titolo di 900 millesimi, pesa 25 grammi e misura 37 millimetri di diametro. La parola LIBERTAS è riportata due volte anche sul bordo, in incuso, intervallata da stellette.