(di Roberto Ganganelli) | Corre l’anno 1694 quando dalla zecca pontificia di Roma esce una moneta quanto meno particolare; si tratta del giulio in argento a nome di papa Innocenzo XII con al dritto lo stemma pontificio con chiavi decussate e tiara – un classico… – e al rovescio una raffigurazione inedita per la numismatica papale: un artigliere davanti ad un pezzo d’artiglieria da cui esce una granata che, dopo aver compiuto una breve e inoffensiva traiettoria, finisce a poca distanza dal mortaio stesso. BELLVM CONTERAM DE TERRA, ossia “Eliminerò la guerra dalla Terra” fa scrivere papa Pignatelli citando il profeta Osea, (2, 18): )Et arcum et gladium et bellum conteram de terra) (“E l’arco e la spada e le armi della guerra manderò infrante lungi dalla terra”). Ci ricorda Mario Traina ne “Il linguaggio delle monete”: “In modo eloquente, più di qualsiasi parola e della stessa legenda, la moneta con una rappresentazione originale e satirica, si trasforma in un manifesto sempre attuale contro la guerra e manifesta l’impegno del papa, mediatore tra i contendenti, a porre fine al conflitto della Lega di Augusta (1694) che da anni insanguinava l’Europa: il mortaio e la granata, trasformata in una pignatta rovesciata, da strumenti di morte diventano strumenti di pace.
Già Scilla (1715, p. 288), poi Martinori (1920, p. 55) e infine Bellesia (“PN” 2005, n. 199, pp. 41-45) avevano sottolineato come la presunta granata indicata dal ‘Corpus’ e da Serafini altro non fosse che una pignatta. Tre pignatte (da cui deriva il nome della famiglia del papa) costituivano l’arme di Innocenzo XII: i Pignatelli se le erano guadagnate con il crociato Gisulfo alla conquista di Costantinopoli. Nere in campo d’oro fanno bella mostra di sé su tutte le monete del Pontefice. ‘Il papa – annota Bellesia a proposito dell’impronta del giulio – rilancia sulla terra la benedizione papale rappresentata dai raggi che escono da una pignattella rovesciata, proprio come dei fuochi d’artificio’. Ma quelli che escono dalla pignatta-granata sono tutto fuorché raggi e benedizioni; meglio si può ipotizzare una cascata d’acqua mirata simbolicamente a spegnere le fiamme della guerra che incendiava il mondo.
Vale la pena di ricordare come le pignatte rovesciate non costituiscano una novità: anche su due medaglie di Innocenzo XII le pignatte appaiono rovesciate. In particolare sulla annuale dell’anno I con la legenda A DEO ET PRO DEO la Carità affiancata da due putti è colta nell’atto di rovesciare le tre pignatte svuotandole delle monete che contengono, a testimoniare la grande generosità del papa che si guadagnò per le sue attività filantropiche l’appellativo di ‘padre dei poveri’”.