(di Roberto Ganganelli) | Divenuto parte del Sacro Romano Impero nel 1714, il Ducato di Milano era tenuto a giurare fedeltà all’avvento di ogni nuovo imperatore della Casa d’Asburgo-Lorena, in quanto quest’ultimo assumeva tra gli altri anche il titolo di duca. Maria Teresa, come per molti altri aspetti, fu rivoluzionaria anche per quanto riguarda questa cerimonia di “avvento”. Sotto il profilo numismatico, infatti, l’imperatrice (e duchessa) volle la coniazione di speciali monete “del giuramento” con motto IVSTITIA ET CLEMENTIA alle quali seguirono quelle per Giuseppe II e per Francesco II d’Asburgo-Lorena emesse, rispettivamente, nel 1781 e nel 1792. Tali monete avevano corso legale come le altre lire austriache e l’ultimo sovrano a coniarne un esemplare fu Ferdinando I d’Austria.
La serie per Giuseppe II porta la legenda LONGOBARD FIDES SACRAMENTO FIRMATA DIE 25 IULII 1781 (abbreviazione di FEDELTÀ DEI LOMBARDI CONFERMATA CON IL GIURAMENTO IL GIORNO 25 LUGLIO 1781) ed è formata da doppio zecchino, zecchino, lira, mezza lira al tipo del ritratto imperiale sul dritto e della legenda su cinque righe tra rami di lauro con sopra corona imperiale, in mezzo biscia. Alla serie in oro e argento di Giuseppe II, coniata nel 1781 secondo il nuovo sistema monetario introdotto da Maria Teresa, seguì la serie del 1792 di Francesco II. Questi “pezzi” sono vere e proprie monete: hanno infatti pesi e diametri propri dei nominali di analogo valore, contrariamente alle emissioni di Francesco I e Ferdinando I, che sono da considerare medaglie o gettoni, perché non hanno alcun rapporto con le monete in circolazione.
La serie milanese “del giuramento” di Francesco II d’Asburgo-Lorena porta la legenda LONGOBARD FIDES SACRAMENTO FIRMATA DIE 16 SEPT 1792 (abbreviazione di FEDELTÀ DEI LOMBARDI CONFERMATA CON GIURAMENTO IL GIORNO 16 SETTEMBRE 1792) ed è formata da doppia, zecchino, lira e mezza lira, con legenda su sei righe con sopra la corona imperiale. I pesi, anche se non tutti i diametri di questi esemplari, corrispondono a quelli delle analoghe monete per cui si possono giustificare le denominazioni di doppia o zecchino doppio, zecchino, lira e mezza lira, contrariamente alle successive serie che verranno coniate nel 1815 e nel 1838 che non hanno alcun legame con le monete allora in corso” e sono da considerare, dunque, medaglie o gettoni.