Come si è detto, in Italia si continuò a ignorare o quasi il personaggio. A Trieste, nel 2004, il già citato busto opera di Depaul venne sistemato nell’atrio della Stazione Centrale. A Venezia, oltre al collocamento della lapide (1954) ricordata in apertura, al Ghega venne intitolata una strada in una zona, attualmente ormai dismessa, di Porto Marghera.
Un’attenzione così modesta dell’Italia e, soprattutto, di Venezia nei confronti del Ghega appare francamente imbarazzante. Ghega infatti non si dimenticò delle sue origini e in particolare della sua città natale. Eloquente a questo riguardo è il testamento stilato in data 21 gennaio 1858 e conservato presso l’Archivio storico municipale di Venezia (ringrazio l’amico prof. Giandomenico Porto per le preziose indicazioni archivistiche fornitemi).
In esso Ghega dispose la cospicua somma di 36.000 franchi da dividersi in tre parti uguali destinate rispettivamente “a favore dei poveri di Venezia”, “a favore della Basilica di San Marco […] nel ristaurar della medesima” e infine “per due fondazioni per povere ragazze oneste di Venezia che si maritano e per una fondazione a favore di un giovane povero studente”. Ghega volle inoltre che ogni suppellettile della sua casa di Vienna fosse “trasportato a Venezia, inventariato e stimato”. Infine, all’articolo 13 si legge: “[…] lascio i miei libri e manoscritti tutti italiani, francesi, e tedeschi in proprietà della biblioteca pubblica di S.n Marco in Venezia, come lascio le mie stampe d’incisione e litografie, i miei quadri col mio grande ritratto ad olio li miei album le mie medaglie, compresevi una d’oro, ed alcune d’argento, le mie monete antiche, pietrificati, e le mie decoraz.ni cavalleresche al museo Veneto denominato Museo Correr”. Dunque al museo veneziano, pervennero varie insegne e medaglie “personali” del Ghega, fra cui quella “premio d’industria” e, soprattutto, la medaglia d’oro conferitagli dal granduca di Toscana Leopoldo II nel 1847.