Hanno lettere misteriose e pesi disomogenei i tremissi di Liutprando, le uniche monete d’oro di questo re dei Longobardi.
I Longobardi conobbero la monetazione metallica solo al loro arrivo in Italia. Inizialmente sfruttarono le monete di impostazione romano-bizantina per crearne delle imitazioni. Poi coniarono esemplari propri, sia pure senza l’indicazione del regnante. La prima moneta d’oro con il nome del sovrano arrivò con Ariperto, sul trono dal 652 al 661.
All’epoca di Liutprando, che regnò dal 712 al 744, la coniazione era ormai abbondante, come lascerebbe intendere la presenza di numerose coppie di conii, nonostante la rarità degli esemplari.
L’iconografia dei tremissi di Liutprando, piuttosto grezzi e senza una reale uniformità di titolo e peso, riflette la conversione del sovrano al cristianesimo e la sua volontà di integrare la cultura germanica con quella latina. Se infatti, coerentemente con i canoni bizantini, sul diritto compare un busto diademato, sul rovescio l’arcangelo san Michele ha chiaramente spodestato l’allegoria della Vittoria.
Le legende citano DNLIUT PRAN RX al diritto, SCSMI HAIL al rovescio. Ma quel che incuriosisce è la presenza della lettera M nel campo.
Queste lettere inserite davanti al volto del sovrano oppure sul suo mantello sono state variamente interpretate. Potrebbero infatti essere la sigla dei magistrati monetari, per quanto la presenza di questi funzionari nella struttura burocratica del regno longobardo non sia suffragata dalle fonti storiografiche. Oppure sarebbero forse le iniziali dei dignitari che, con l’eccezione della zecca principale, quella di Pavia, sovrintendevano alle varie zecche locali sparse sul territorio. Si trattava di quei duchi e gastaldi a cui Liutprando aveva fortemente limitato l’autonomia, accentrando il governo nelle sue mani.
Il tremisse è l’unica tipologia di moneta aurea conaiata da Liutprando. Pur nella grande disomogeneità di peso dei suoi esemplari, che variano dai 74 milligrammi a 1,81 grammi, la ricorrenza del peso di 1,23 grammi farebbe ipotizzare che il sistema ponderale di riferimento fosse propriamente germanico. Il peso di 1,23 grammi equivaleva infatti esattamente a 19 grani troy, cioè 19 grani d’orzo. Secondo evidenze archeologiche, il grano d’orzo era il minimo peso misurabile con precisione a disposizione degli zecchieri nel periodo altomedioevale e a questo si sarebbe conformato il sistema ponderale longobardo.