(di Roberto Ganganelli) | E’ curato da Alessandro Toffanin per le Edizioni Numismatica Varesi questo nuovo volume della collana “MIR” che finalmente, dopo aver toccato svariate monetazioni italiane, approda a quella, di gran fascino, dello Stato Pontificio. Un’autentica sfida, considerando sia l’estensione temporale delle emissioni che il numero delle zecche, sia in territorio italiano che Oltralpe, come pure il confronto con le opere fondamentali del settore, dal Martinori al Muntoni, dal Berman ai volumi del “Corpus Nummorum Italicorum”.
Questo primo tomo dedicato alle monete dei papi copre il periodo dalle origini alla fine del pontificato di Leone X, nel 1521, e dopo alcune pagine di introduzione prende in esame innanzi tutto una serie di monete da pochi anni ascritte al “corpus” della numismatica papale, ossia quelle pontificio-bizantine emesse tra il 651 e il 772. Scoperte negli anni ’80 del secolo scorso e solo da pochi anni compiutamente studiate, si tratta con ogni probabilità di frazioni di siliqua i cui esemplari più antichi datano all’epoca dell’imperatore Costanzo II (651-668); in epoca successiva sono attestate invece anche tessere ad uso monetale su cui appare il nome del pontefice.
I cosiddetti denari “antiquiores” costituiscono invece la base della serie pontificio-imperiale nata a seguito della riforma monetaria carolingia: su queste tipologie, Toffanin imposta una catalogazione forte degli studi più recenti sull’argomento, dalle monete di Adriano I (772-781) a quelle di Benedetto VII (973-974) emesse con riferimenti più o meno espliciti sia all’autorità imperiale che alla sede petrina. La fase tra XIII e XIV secolo è testimoniata dalle intriganti emissioni a nome del Senato Romano, tuttora in parte da approfondire e inquadrare: dai denari provisini alle emissioni anonime fino a quelle esplicitamente senatoriali, attribuibili con più o meno certezza, emerge una Roma in fragile equilibrio tra potere papale e civile, con frequenti lotte tra le famiglie più in vista sia per la conquista delle cariche cittadine che di quelle ecclesiastiche.
Tra il 1305 e il 1370 si sviluppa anche la monetazione per Avignone, divenuta sede pontificia e le cui emissioni fondono stilemi tipicamente francesi con simbologie legate alla Chiesa e al potere del papa. A seguire, Toffanin cataloga le tipologie coniate a Roma e nelle altre zecche dello Stato Pontificio – da Ancona a Bologna a Perugia, senza contare altre officine minori o dalla breve attività – a partire dal 1362 fino al 1521. E’ il periodo in cui la moneta papale acquisisce realmente una propria, peculiare identità in parallelo con lo sviluppo dell’influenza pontificia sia sull’Italia che nello scenario politico europeo.
Avvalendosi della bibliografia storica, di una analisi sistematica di collezioni pubbliche e di importanti vendite all’asta del passato recente o più remoto, Alessandro Toffanin scheda le emissioni in modo compiuto sia dal punti di vista metrologico che descrittivo, con riferimenti ai pesi legali e ai fini teorici, alle principali opere del settore e con note esplicative quando necessario. A caratterizzare questo come gli altri volumi del “MIR” sono la praticità di consultazione e le indicazioni di rarità e valutazione destinate ai collezionisti: per queste ultime, in particolare, ove possibile si forniscono prezzi orientativi per le conservazioni MB e Spl.
Interessanti e utili le numerose tabelle poste a corredo del catalogo, con segni di zecca e notizie sugli zecchieri; davvero esemplare, infine, l’apparato iconografico dal momento che per la prima volta la monetazione pontificia è illustrata con una gran parte di immagini a colori di qualità. Solo in pochi casi, stante l’esimia rarità di alcuni tipi, si fa uso di immagini in bianco e nero da cataloghi antichi, oppure di disegni appositamente creati per questo volume, del quale si attende ora con impazienza il seguito che coprirà le emissioni dei papi fino al 1870.