LA GHINEA, STORIA E CURIOSITA’… DA MILIONARI

documents-button(di Ursula Kampmann) | Coloro che, casualmente, si trovavano a partecipare ad un’asta di cavalli in Inghilterra negli anni Sessanta del secolo scorso si stupivano nel notare come i rilanci venissero ancora effettuati in ghinee, anche se l’ultima ghinea britannica era stata coniata nel lontano 1813. Una ragione, tuttavia, c’è: la ghinea, infatti, è la moneta che più di ogni altra ha rispecchiato il modo di vivere dell’aristocrazia inglese per secoli. Il 27 marzo 1663, la Corona britannica dichiarò la ghinea moneta ufficiale e questa fu solo una delle misure che Carlo II attuò per riformare e modernizzare il circolante britannico. Poco prima, ad esempio, aveva imposto l’abbandono della coniazione a martello a favore di quella meccanizzata. La leggenda vuole che l’imbarazzante differenza tra le monete belle monete in uso in Francia, che Carlo II aveva visto durante il suo esilio, e le modeste pezzature inglesi avrebbero spinto il re, dopo il suo ritorno in patria, a nominare un tecnico francese di nome Pierre Blondeau e ad acquistare innovative macchine da conio per una cifra – all’epoca, enorme – pari a 2710 sterline. Con queste macchine la monetazione inglese venne rivoluzionata.

001Carlo II (1660-1685), moneta in oro da 5 ghinee del 1668 (source: Künker)


Una delle nuove denominazioni introdotte fu quella da 5 ghinee che – simile al pezzo da 1 ghinea, che aveva un peso di circa g 8,5 e un diametro di  mm 25-26 – venne abbellito del ritratto reale sul dritto mentre il rovescio fu dedicato agli stemmi di Inghilterra, Scozia, Francia e Irlanda. Una caratteristica peculiare di questa nuova moneta fu il piccolo elefante sotto il busto del sovrano. Proprio come il nome della moneta, questo elemento allude all’origine “esotica” dell’oro che venne stato utilizzato per la battitura. Nel 1618, il re inglese aveva concesso l’autorizzazione ad società commerciale l’autorizzazione per il commercio con l’Africa occidentale e il logo prescelto dalla società, che dal 1663 porta il nome di “Company of Royal Adventurers of England Trading to Africa”, fu proprio un elefante con il castello sulla schiena. Lo stesso, o la sua variante semplificata, senza il castello, è raffigurato sul primo tipo di 5 ghinee di Carlo II dal 1668.

Come venivano prodotte queste nuove monete ci viene narrato da un visitatore della zecca, il diarista Samuel Pepys. Egli scrive che in una prima fase le strisce di metallo prezioso venivano portare al giusto spessore grazie a laminatoi. Le macchine erano mosse dalla forza di cavalli che erano alloggiati nel seminterrato sotto la camera di coniazione, dove era installato una una sorta di “mulino da corsa” simile a quello raffigurato anche nelle tavole della “Encyclopedie”.

002Le 5 ghinee con iscrizione LIMA a nome di Giorgio III (1727-1760) coniate nel 1746 (source: Künker)


Con un bilanciere si fustellavano quindi i tondelli e poi veniva impressa l’iscrizione sul bordo. Si trattava del dispositivo di sicurezza più all’avanguardia per l’epoca, tanto che Blondeau era legato, come tutti i lavoranti della Royal Mint, da un vincolo  di massima segretezza e da un giuramento. Solo dopo che era stata aggiunta l’iscrizione sul bordo, con un secondo torchio si passata alla coniazione effettiva. Cambiare i tondelli tra due colpi successivi era molto pericoloso ma, secondo la leggenda, vi erano addirittura alcuni operai che riuscivano a farlo…  mentre leggevano il giornale!

Per oltre un secolo, le 5 ghinee hanno rappresentato il più alto valore monetato che la Gran Bretagna poteva offrire al mercato. Partite da un controvalore nominale di 20 scellini, le 5 ghinee oscillarono nel tempo, e il loro valore saliva e scendeva in base al prezzo dell’oro fino a toccare anche i 30 scellini. Dopo l’attacco agli Spagnoli nella baia di Vigo, l’orgogliosa regina fece battere questi massimi nominali con la dizione VIGO, proprio come Giorgio II che fece aggiungere LIMA ai conii del 1746. Certo, Lima non era stata conquistata militarmente dagli Inglesi, ma il capitano George Anson, in occasione della sua circumnavigazione del globo nella sua “veste” di pirata reale, aveva raccolto in Perù un ingente bottino parte del cui oro finì fuso in ghinee. Giorgio II fu l’ultimo sovrano britannico ad emettere pezzi da 5 ghinee su larga scala. Di Giorgio III esiste invece solo un estremamente rara tipologia, peraltro mai immessa in circolazione.

003L’ultima e più rara 5 ghinee della storia, quella di Giorgio III del 1773 e che andrà all’asta da una base di 100 mila euro (source: Künker)


La riforma monetaria del 1813 rese le ghinee definitivamente obsolete e, come noto, diede il via al successo mondiale della sovrana d’oro. Solo gli aristocratici ancora aggrappati ai bei vecchi tempi continuarono a lungo a far di conto in ghinee, quando andavano dal sarto o quando, come accennato all’inizio, si recavano a comprare un cavallo all’asta. E anche se la sterlina monopolizza ormai in modo assoluto l’economia britannica, l’epoca d’oro della sua antenata riecheggia nel galoppo dei cavalli che ogni anno partecipano alla “Coppa delle mille ghinee”, come faranno eco gli splendidi esemplari di questa denominazione che la ditta Künker sta per metter all’asta, il prossimo 29 gennaio, nell’incanto che si terrà durante la World Money Fair di Berlino.