La dea Tanit porta bene

I motivi del successo della dea cartaginese su un tristatere coniato in Sicilia.

di Celeste Colombo. Dea della fertilità, dell’amore e del piacere, associata alla buona fortuna, alla Luna e alle messi, Tanit era la protettrice della città punica di Cartagine. Ma considerarla solo una sensuale bontempona sarebbe un errore: al momento giusto poteva diventare anche l’implacabile divinità della guerra. E infatti dice la sua anche nelle aste internazionali. Per esempio, recentemente una moneta a lei dedicata e coniata verso il 260 a.C. dai Cartaginesi in Sicilia ha fermato il martello a 350mila franchi svizzeri.
Il successo di questo tristatere sta certamente nella sua bellezza: Tanit compare con le eleganti fattezze delle dee dell’olimpo greco Kore-Persefone, di profilo, ornata di orecchini e spighe mentre al rovescio un possente cavallo rampa sopra la legenda e sullo sfondo di una palma.

 

Sta nella sua storia: fu battuta in elettro, la lega naturale di oro e argento inspiegabilmente adottata dai Cartaginesi in Sicilia alla vigilia della Prima guerra punica, proprio mentre la madrepatria era invece concentrata a produrre sicli in oro.
Sta nel mistero della legenda in caratteri punici: b’rst potrebbe rimandare a Byrsa, l’acropoli di Cartagine, oppure al locativo ‘nella terra’, alludendo forse ai territori di Cartagine in Africa. O della sua provenienza: è stato ipotizzato che sia stata coniata nei centri punici di Lilibeo, Panormo o Agrigento, ma nessuna ipotesi ha finora trovato una conferma definitiva.
Ma, questo è certo, sta soprattutto nella rarità: si stima che esistano solo sedici esemplari di questo tipo, di cui sei in mani private.