(di Antonio Castellani) | L’Associazione Piero Cattaneo ha promosso, con il sostegno della Fondazione Credito Bergamasco, la prima pubblicazione dedicata alla produzione medaglistica dello scultore Piero Cattaneo (Bergamo 1929-2003).
Curato da Vezio Carantani, profondo conoscitore e cultore numismatico scomparso nel 2014, e da Marcella Cattaneo, storica dell’arte del XX secolo, il volume, edito dalla casa editrice Grafica & Arte, si apre con un susseguirsi di immagini altamente suggestive, che passano con grande disinvoltura dai capolavori scultorei dell’arte italiana del passato alle interpretazioni personalissime del nostro mondo industriale, con una coerenza linguistica ed una capacità di tensione che non lascia mai il passo.
Nel saggio introduttivo viene posto l’accento sull’intero procedimento che sta alla base della medaglia, presentando materiali inediti ed estremamente rari: dai primi schizzi su carta, ai modelli in plastilina, fragilissimi e che rivelano tutta la capacità plastica di Cattaneo, al loro calco in gesso in negativo sempre diretto dalle mani dell’artista. Ecco dunque che quel piccolo tondo in bronzo rivela da sempre una perizia tecnica ed artistica sovente trascurata.
Quel circoscritto mondo racchiuso nel cerchio di un compasso è in realtà espressione diretta della grande scultura. La conoscenza delle diverse tecniche del rilievo ha consentito a Cattaneo una libertà formale estremamente notevole che lo ha spinto oltre, sino a rompere la forma stessa del cerchio, con profili mossi, o squadrati, ma soprattutto cercando nel piccolo spessore di pochi millimetri di offrire una profondità spaziale che procede per piani sovrapposti o scegliendo la curva morbida della forma convessa in aggetto, poi drasticamente spaccata e lesa dalla forza di ingranaggi “metallici”.
Un racconto ininterrotto che dalle sculture sconfina alle medaglie e viceversa. Con un’attenzione sempre rivolta al concetto di traccia, di impronta di qualcosa che è già della nostra realtà, ma che quando entra nelle sue composizioni, diviene altro, suggestione formale di quel lessico così inconfondibile e penetrante.
Centoventi medaglie che nel loro susseguirsi anno dopo anno – dal 1962, con la medaglia della Fondazione Reggiani, all’ultima realizzata per il centenario della morte di Michele Coppino nel 2001 – danno testimonianza di un percorso artistico estremamente ricco, per linguaggi e soluzioni innovative, ogni volta così nuovo sorprendente: piccoli, grandi capolavori che racchiudono un fascino sottile e testimoniano di un artista del tondello dalle grandi capacità tecniche e dalla spiccata vena creativa.