Da quanto sopra esposto appare evidente che, sotto diversi pontefici, ebbero libera e contemporanea circolazione nominali differenti come, ad esempio: il ducato papale e il fiorino di camera che circolarono assieme sotto i pontificati di Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Pio III, Giulio II e Leone X; il ducato papale e lo scudo d’oro del sole (poi soltanto scudo) sotto il pontificato di Clemente VII; il fiorino di camera e lo scudo d’oro sotto i pontificati di Paolo III e Giulio III. Naturalmente, non essendo possibile – nonostante gli ordini di rifusione e l’introduzione delle nuove specie – eliminare in modo completo e rapido i vecchi nominali, questi continuarono ad essere accettati secondo apposite tariffe, dipendentemente dal loro contenuto di fino.
In certi casi, inoltre, come accennato all’inizio, alcuni pontefici, oltre ai normali nominali, fecero battere monete ritenute non necessarie per la circolazione monetaria, ma di pura ostentazione, ad esempio: Sisto IV (Francesco della Rovere, di Celle Ligure, 1471-1484) fece coniare i 10 fiorini di camera a titolo pieno, mm 34, g 33,950; Alessandro VIII (Pietro Ottoboni, di Venezia, 1689-1691) fece battere un nominale da 4 quadruple – ossia 16 scudi – al titolo di 916,66 millesimi, mm 45, g 53,590; Pio VI (Giovanni Angelo Braschi, di Cesena, 1775-1799), infine, fece coniare pezzi da 10 zecchini per Bologna al titolo di 1000 millesimi, mm 38, g 34,250.