Chiamato a Roma dall’imperatore, che lo voleva presente alla sua incoronazione, Castruccio lasciò il campo fiorentino. L’11 novembre 1325, giorno di san Martino, il condottiero di Lucca tornò in patria con il titolo di Grande Vicario Imperiale per l’Italia, accolto dalla città festante che esibiva i resti e le arme capovolte della campagna fiorentina. L’odio verso Firenze non cessò mai, tanto che, pochi anni più tardi, si elaborò un piano, mai realizzato, che prevedeva l’alluvione di Firenze attraverso la chiusura dell’Arno presso Lastra a Signa. Il 3 settembre 1328 Lucca piangeva la scomparsa dell’ultimo importante caposaldo del ghibellinismo medievale nella celebrazione dei funerali solenni.
Statua raffigurante Ottone IV con i simboli imperiali (source: web)Nel 1860, Domenico Massagli, nella sua “Storia della zecca e delle monete lucchesi”, descrive per la prima volta un castruccino, attribuendolo correttamente al condottiero lucense e riconoscendone il corretto valore di 1/12 di grosso. La moneta presenta, in luogo del tipico volto santo, l’immagine dell’imperatore Ottone fregiato di tutti i segni imperiali, quali lo scettro, la corona ed il globo crucifero; questa interessante scelta iconografica, singolare nel suo genere, ha ovviamente motivazioni politiche, testimoniando la sottomissione della città all’Imperatore, pur non ricorrendo all’effige di Ludovico, ma a quella del suo predecessore al quale la moneta lucchese era da tempo legata, rafforzandone l’immagine e la simbologia imperiale. La dizione INPERIALIS, inoltre, chiaramente riferita alla città, il cui nome campeggia all’interno del cerchio perlinato, doveva palesare l’ideologia ghibellina e ribadire la sottomissione al potere temporale dell’Imperatore. Come Massagli ci fa correttamente notare, colpisce l’assenza del nome di Castruccio, il quale, nel suo ruolo di Signore della Città avrebbe facilmente potuto apporlo alla propria moneta; è facile immaginare che questa assenza deve essere stata determinata dalla mancanza di volontà piuttosto che all’impotenza. L’autore ottocentesco ci informa anche della presenza di alcuni falsi del Settecento recanti il nome di Castruccio, realizzati dal falsario fiorentino Faber, che probabilmente altri non fu che Giovanni Zanobino Weber, e destinati al collezionismo.
Il commercio della lana e della seta di cui i lucchesi erano importanti attori dovette senz’altro contribuire alla diffusione del castruccino, che nel 1330 troviamo documentato nella vendita di un terreno a Barga: “[…] pro pretio librarum quadraginta et quinque Denariorum Lucensium Castruccinorum ad rationem […]” (l’atto, riportato in Massagli 1860, p. 67, è riscontrabile nell’Archivio di stato di Lucca, “Atti di Ser Lorenzo di Ser Buonaccorso da Barga fino al 1414”, f. 47 e sgg.). Lorenzo Bellesia riconosce due tipologie relative a questo denaro di cui una è caratterizzata dalle ridotte dimensioni della testa del sovrano, dalla maggiore accuratezza e dalla profondità dei rilievi; le indichiamo di seguito eliminando le varianti di punteggiatura insignificanti ai fini di questo studio.
Tipologia 1. Denaro picciolo, detto castruccino. D/ OTTO . REX, Ottone IV di fronte a mezza figura coronato tiene uno scettro nella destra ed un globo grucigero nella sinistra; R/ + INPERIALIS, lettere . L U C A disposte in croce attorno ad un globetto. Mistura, mm 14-15, g 0,56-0,62. Bibliografia: Mir 130; Bellesia 2007 1/A; Massagli 1870 4; Cni 1-5. Tipologia 2. Denaro picciolo, detto Castruccino. D/ OTTO . REX, Ottone IV di fronte a mezza figura coronato tiene uno scettro nella destra ed un globo grucigero nella sinistra; R/ + INPERIALIS, lettere . L U C A disposte in croce attorno ad un globetto. Mistura, mm 14-15, g 0,48-0,62. Bibliografia: Mir 130; Bellesia 2007 1/B; Massagli 1870 3; Cni 1-5.
Castruccino lucchese, tipologia 1 (source: Montagano 2013, n. 1)