Fatta questa premessa, passiamo ad analizzare le sigle impresse dagli incisori dei conii sulle monete della serie datate dal 1761 al 1764; nel corso di alcune ricerche d’archivio sull’attività degli Aveta a Napoli, e precisamente presso la zecca partenopea, è emerso (cfr. Lorenzo Giustiniani “Saggio storico-critico sulla tipografia del regno di Napoli”, Napoli 1793) che un tale Filippo, napoletano e padre di Vincenzo (ibid. e e Francesco Di Rauso – Pietro Magliocca, “Vincenzo Aveta […]”pubblicato in “Panorama Numismatico” di febbraio 2014) e proprietario a Napoli di una fonderia di caratteri, fu incisore della Regia Zecca delle monete e personaggio di grande abilità anche se meno noto dei suoi colleghi del periodo. Nel lavoro di Carlo Prota (“Maestri e incisori della zecca napoletana”, Napoli 1914) (p. 28) egli scrive: “In questo tempo gli incisori delle monete furono illustri e valentissimi artisti, Ignazio Aveta per le monete d’oro, segnato nell’esergo con le lettere I ed A e Bernardo Perger per quelle d’argento, segnato con le lettere B e P”. Giovanni Bovi, in “Sulle prime Piastre di Ferdinando IV di Borbone” estratto da “Archivio Storico per le Province Napoletane, nuova serie Vol. XXXV”, pubblicato a Napoli nel 1955, scrive quanto segue: “[…] dei dipendenti della Zecca con il cognome Aveta conosco solo Ignazio, mentre Vincenzo aveva aiutato Domenico Perger, figlio di Bernardo, nei suoi lavori come maestro di conio”.
Nel corso delle indagini, della ricerca e della stesura del lavoro sui “Mastri di zecca, di prova ed incisori della zecca napoletana dal 1734 al 1860”, presentato nel primo “Bollettino del Circolo Numismatico Partenopeo”, Napoli 2014, in collaborazione con Francesco Di Rauso, ci ponemmo l’interrogativo del perché le monete auree degli anni 1761-1764, coniate sotto Ferdinando IV di Borbone, mostravano due tipi di sigle apposte sotto il busto del sovrano; per meglio specificare, le sigle I.A. identificative dell’incisore Ignazio Aveta (fig. 7) e un monogramma composto che è stato da sempre considerato come un’accoppiata delle stesse (fig. 8). La scoperta del nominativo di Filippo Aveta, quale incisore presso la Regia Zecca di Napoli, come anzi descritto, è stata palesata nella lettura del documento del Giustiniani e questo fu una vera e propria novità; confrontando le sigle in nesso, apposte negli aurei in argomento, potemmo facilmente dedurre che la prima lettera fosse una F e non una I in congiunzione con la lettera A (fig. 9 e fig. 10).
Appare quindi chiaro che il nominativo di Filippo Aveta sia sfuggito nelle ricerche dei più noti studiosi della monetazione napoletana e che tale identificazione ci ha portato quindi a riclassificare le monete auree del periodo 1761-1764; l’aggiornamento della cronologia degli incisoriè stata, di conseguenza, già realizzata nel lavoro sui mastri di zecca, di prova ed incisori della monetazione napoletana (in “Bollettino del Circolo Numismatico Partenopeo”, Napoli 2014) al quale è susseguito quello operato sul catalogo “Gigante 2016”. In conclusione, nel periodo oggetto di questo studio in zecca svolgevano le loro funzioni come maestro di zecca Cesare Coppola, come maestro di prova Giovanni Russo e come incisori Ignazio Aveta e Filippo Aveta.
Fig. 7 Fig. 8. Napoli. Ferdinando IV. Da 6 ducati 1761. D/ FERDINAND. IV . D. G. SICILIAR. ET HIER. REX.; busto infantile volto a destra con lunghi capelli a treccia legati da un nastro; sotto il busto la sigla. R/ HISPANIAR. INFANS. e data.; stemma coronato in cartella ornata e circondato da decorazioni; a sinistra le lettere C. | R. a distanza sovrapposte; a destra dello stemma la lettera C.; sotto nel giro D. | 6 tra l’Ordine di San GennaroFigg. 9-10. Particolare del monogramma “misterioso” di Filippo Aveta e lettera F a confronto