(di Roberto Ganganelli) | Era nell’aria da mesi, tra conferme e smentite, ed ora è ufficiale, tanto che il tutto è apparso nella “Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea” del 24 gennaio (2017/C 23/06). L’Europa ha infatti approvato la richiesta che lo Stato della Città del Vaticano ha fatto di modificare le facce nazionali degli otto euro spiccioli di circolazione, dal centesimo ai 2 euro, dicendo addio al sorridente ritratto di papa Francesco per sostituirlo con lo stemma papale con chiavi e tiara. “I disegni – recita il provvedimento – rappresentano lo stemma del Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, papa Francesco. Il marchio della zecca «R» e l’anno di emissione «2017» figurano rispettivamente in basso a sinistra e in basso a destra”. Le nuove euro monete di Oltretevere dovrebbero vedere la luce entro il mese di marzo, come di consueto, e già tra i collezionisti sale l’attesa per questa novità a suo modo epocale che discende – a quanto si apprende – da una esplicita volontà papale in linea con quel profilo – tutt’altro che basato sul “culto della personalità” – che ha sempre contraddistinto Jorge Bergoglio.
Un papa che ha saputo e sa essere rivoluzionario nelle parole come nella semplicità e nell’incisività dei gesti, nella disponibilità al dialogo e nella vicinanza alle persone, ma che non ha mai inteso fare della propria immagine un elemento catalizzatore. Così, come si legge nel portale ufficiale del Vaticano, per quanto riguarda lo scudo “Nei tratti, essenziali, il Papa Francesco ha deciso di conservare il suo stemma anteriore, scelto fin dalla sua consacrazione episcopale e caratterizzato da una lineare semplicità. Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso). In alto, campeggia l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero. In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.
“Il motto del Santo Padre Francesco – prosegue invece il testo ufficiale della Santa Sede – è tratto dalle ‘Omelie di San Beda il Venerabile’, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: ‘Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me’ (‘Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi’). Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella ‘Liturgia delle Ore’ della festa di San Matteo. Essa riveste un significato particolare nella vita e nell’itinerario spirituale del Papa.
Infatti, nella festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola. Una volta eletto Vescovo, S.E. Mons. Bergoglio, in ricordo di tale avvenimento che segnò gli inizi della sua totale consacrazione a Dio nella Sua Chiesa, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l’espressione di San Beda MISERANDO ATQUE ELIGENDO, che ha inteso riprodurre anche nel proprio stemma pontificio”.