(di Roberto Ganganelli) | Dopo la pubblicazione delle prime informazioni sulle nuove facce nazionali degli euro vaticani (leggi qui), tra i collezionisti si è accesa la curiosità per le altre monete di papa Francesco che saranno emesse nel corso dell’anno e che, come noto, non riporteranno più il ritratto, bensì solo lo stemma papale. Un limite? A quanto pare dai bozzetti che vi presentiamo, piuttosto “una sfida” che la scuderia di artisti dei quali l’Ufficio Filatelico Numismatico si è avvalso pare aver vinto “in scioltezza”, riuscendo ad interpretare l’araldica di papa Bergoglio con originalità e in modi affatto “statici” o “ripetitivi”.
Certo, il volto sorridente di Francesco è divenuto – fin dal suo insediamento al soglio pontificio – qualcosa di familiare sia per i cattolici che per i non credenti di tutto il mondo, ma è pur vero che la volontà del pontefice di non apparire più di persona sulle monete vaticane non è una novità: correva infatti l’anno 1970 quando Paolo VI, Giovanni Battista Montini, adottò una simile linea di “comunicazione numismatica”. Tommaso Gismondi, chiamato a modellare le lire dell’anno, realizzò un essenziale stemma araldico a profilo ottagonale con chiavi e tiara per i dritti e otto allegorie dell’Eucaristia per i rovesci. Monete che vennero coniate uguali fino al 1977 (tranne, quell’anno, le 500 lire in argento che vennero modificate nel rovescio), per lasciare spazio, nel 1978, ad una nuova divisionale – anche questa senza ritratti – opera di Nicola Morelli e dedicata alle parabole evangeliche. Nemmeno nella serie speciale per l’Anno Santo 1975 – scolpita da Emilio Greco (L. 500 in argento) e Guido Veroi (tagli dalla lira alle 100 lire) – apparve alcun ritratto di Paolo VI.
Ma veniamo ora ai bozzetti delle emissioni celebrative vaticane del 2017, iniziando dalle due monete bimetalliche da 2 euro che saranno dedicate al 1950° anniversario del martirio dei santi Pietro e Paolo e al centenario delle apparizioni mariane di Fatima. Essenziale, nitido, classico si presenta il disegno di Gabriella Titotto che vede i profili dei due apostoli rivolti a destra, a mezzo busto come tratti da antiche sculture, e con i rispettivi attributi (le chiavi decussate e la spada) a completare una composizione equilibrata che – sottolinea Mauro Olivieri, direttore dell’UFN – “ha dovuto giocoforza tener conto delle limitate dimensioni del tondello interno della due euro per non risultare troppo complessa e poco espressiva”.
Orietta Rossi, invece, per la bimetallica dedicata a Fatima ha armonizzato insieme le due iconografie simbolo del culto mariano che, da un secolo, si irradia dalla cittadina portoghese in tutto il mondo: i tre pastorelli – Lucia, Francesco e Giacinta – sono ritratti in primo piano, nei semplici abiti della povertà che li hanno fatti conoscere ovunque – mentre dietro di loro si ergono il colonnato e la guglia del grande santuario edificato sul luogo delle apparizioni tra il 1928 e il 1953 e che, ogni anno, accoglie milioni di pellegrini.
Passando alle monete in argento, suggestiva e moderna appare la 5 euro dedicata alla 50a Giornata mondiale della pace celebrata il 1° gennaio scorso: Chiara Principe ha raffigurato la scena in cui Gesù redarguisce Simon Pietro per aver alzato la spada, nel Getsemani, sul servo del sommo sacerdote dicendo: “Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?”. Come sottolineato da papa Francesco: “La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: ‘Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo’. Perché la forza delle armi è ingannevole”. Al dritto, la giovane artista ha posto l’arma papale – in senso araldico, ovviamente – sotto un profilo che delinea la Basilica di san Pietro.
E’ “al femminile”, ed altrettanto originale nella sua identità artistica, anche la 10 euro in argento che ricorda la 25a Giornata mondiale del malato celebrata l’11 febbraio ed ispirata al tema “Stupore per quanto Dio compie: ‘Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…’”. Non a caso, la citazione dal “Magnificat” diventa pretesto ed ispirazione per un soggetto in cui la Vergine Maria tende le mani, cinte dal rosario, ad un uomo – simbolo dell’umanità intera – avvinto nelle spire del male, il tutto mentre la colomba dello Spirito Santo scende dal cielo. Azzeccata anche la composizione che Daniela Longo ha adottato per il dritto in cui lo stemma di papa Francesco è stato “spogliato” dello scudo mentre gli elementi – chiavi, mitra e motto compresi – sono stati disposti con grazia nel tondello, attorniati dal nome del pontefice e dall’anno di emissione.
Passando alla monetazione in oro, anche quest’anno il Vaticano ha scelto di dedicare la piccola moneta da 10 euro al sacramento del Battesimo. La scultrice Daniela Fusco, nel suo inconfondibile stile, ha raffigurato così al dritto una versione personale, ma fedele, dello stemma pontificio riuscendo – ed è questo il risultato più importante – a concentrare nelle ridotte dimensioni del rovescio un volto frontale del Cristo che emerge dalle acque del Giordano dopo aver ricevuto il Battesimo da parte di Giovanni. È un Gesù benevolo, lo sguardo mite rivolto verso che guarda la moneta, le mani giunte ad evocare il senso profondo di rinascita dell’essere umano nel primo dei sacramenti cristiani.
Per quanto riguarda, invece, le due monete in oro da 20 e 50 euro, il Vaticano prosegue anche quest’anno la serie dedicata alla basiliche pontificie facendo tappa a Padova dove da secoli, e da ogni parte del pianeta, convergono fedeli da ogni parte per onorare la propria devozione a quello che per antonomasia è chiamato “il Santo”, sant’Antonio. Un personaggio emblematico nella storia cristiana – nato a Lisbona nel 1195, frate minore francescano, teologo e predicatore tra i più importanti della storia – venne canonizzato già nel 1232, l’anno dopo la sua morte, e proclamato dottore della Chiesa nel 1946. Alla moneta da 20 euro, Mariangela Crisciotti ha voluto conferire un aspetto “antico” componendo sia l’emblema papale che la figura di Antonio con in braccio Gesù bambino entro volute simmetriche terminanti in piante fiorite di giglio. Gli stessi caratteri delle iscrizioni, modernissimi e medievaleggianti al tempo stesso, fanno di questa una delle emissioni più eleganti di quest’anno.
Una moneta che, tuttavia, ben si armonizza con la 50 euro modellata da Patrizio Daniele il quale ha impostato le due facce su una sorta di “complemento prospettico” dando, della facciata della basilica padovana, un angolo di scorcio non frontale, ma tale da esaltarne la profondità e perfino il contesto esterno, compresa la statua equestre del Gattamelata. Scelta speculare per il dritto nel quale lo stemma di papa Bergoglio è spostato a destra, quasi “poggiato” al contorno del tondello e richiama emissioni pontificie di grande bellezza del XVII secolo. In esergo non il nome, ma la firma autografa del pontefice, a legare antico e moderno, tradizione e presente.
Anche i 100 euro in oro fanno parte di una serie già avviata dal Vaticano nel 2015, quella dedicata agli evangelisti. Quest’anno è la volta di san Giovanni, ritratto seduto, in modo essenziale, nell’atto di mettere per iscritto la vita del Cristo. A “vegliare” su di lui il suo animale simbolo, l’aquila associata a Giovanni, nella tradizione, in quanto, con la sua visione descritta nella “Apocalisse”, avrebbe contemplato la “Vera Luce del Verbo”, come descritto nel prologo del quarto vangelo, così come l’aquila, si riteneva, potesse fissare direttamente il sole e la sua accecante luce. La composizione, nata dalla matita di Cristina De Giorgi, si caratterizza – come l’altra faccia della moneta, dedicata allo stemma e alle consuete iscrizioni – per eleganza ed espressività, all’altezza e in armonia con le altre 50 euro facenti parte della serie.
Concludiamo con la 200 euro in oro, della serie Virtù cardinali e incentrata quest’anno sulla Fortezza (“Fortitudo”), dono dello Spirito Santo a proposito del quale papa Francesco, nell’udienza generale del 14 maggio 2014, ebbe a dire: “Con il dono della fortezza, lo Spirito Santo libera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso”. A dar vita alla più prestigiosa coniazione della serie numismatica vaticana è di nuovo l’artista Orietta Rossi che ha modellato una figura femminile con elmo, scudo, corazza e scettro cruciforme, lo sguardo rivolto a destra e in secondo piano – come da tradizione iconografica – un leone. Un soggetto di rara forza e di notevole impatto estetico ed emotivo, in particolare per quella croce del Cristo che sostituisce la spada ed è in grado di allontanare, grazie alla fede, ogni minaccia. Al dritto, come per le altre emissioni, lo stemma papale, in una versione essenziale e solenne al tempo stesso.