A riprova, di essi restava finora, quale unica testimonianza conosciuta, un biglietto campione con numerazione azzerata W000-000000 e stampigliature CAMPIONE in rosso ai quatto angoli, facente parte della collezione della Banca d’Italia (analogo ad uno da 50 lire). Durante lo studio di una raccolta privata di non recente formazione, tuttavia, è stato individuato un biglietto estremamente particolare nella sua unicità e che, sia per le caratteristiche della carta, della filigrana e della stampa, sia per gli evidenti segni di usura e di circolazione, non può essere classificato sbrigativamente come “falso” né come creazione “di fantasia”.
Acquisito casualmente dal proprietario in un lotto di cartamoneta italiana, infatti, il reperto – pur in modesta conservazione – appare a tutti gli effetti come una banconota da 100 lire “Italia turrita” tipo 1944 che riporta come data di decreto quella del 20 aprile 1946, numero di serie B162-035136 (quindi nel pool di numeri previsto dal dispositivo ministeriale, prefissi A251-H334) e le firme Einaudi-Urbini. Vale a dire, una di quelle banconote che le fonti consultate asseriscono non essere mai state neppure stampate.
Per ipotizzare cosa possa essere accaduto in realtà, proviamo a tornare indietro nel tempo, al maggio-giugno 1946, e nello spazio, nella Roma da poche settimane uscita dalla guerra e ancora non del tutto controllata né dagli alleati né dalle autorità civili e militari italiane. L’ipotesi più plausibile è che, prima dello scoppio del “caso Staderini”, la produzione delle banconote da 100 lire a firma Einaudi-Urbini (quelle decretate il 20 aprile) fosse già stata avviata, ovviamente in totale riservatezza e che, emerso lo scandalo, si sia deciso bruscamente di interromperla.