(di Federico De Luca) | I guerrieri greci erano armati di un grande scudo rotondo (“hoplon”, da cui deriva il nome “oplita“), di una o più lance, di una corta spada in ferro (“xiphos”), di corazza, elmo e schinieri. L’armamento dell’oplita greco dell’età classica era superiore per efficienza a quello di ogni altro popolo mediterraneo: le lance greche erano le più lunghe e le corazze erano quelle più pesanti. Anche le tattiche greche nell’utilizzo della fanteria si dimostrarono superiori: nelle guerre persiane i greci risultarono vincitori anche se inferiori per numero. Più tardi Filippo II di Macedonia (382-336) alleggerì l’armatura dei fanti e li dotò in compenso della sarissa, una lancia lunga 5-6 metri che veniva impugnata con tutte e due le mani, dando vita alla famosa falange macedone.
Originariamente l’elmo più diffuso fu quello corinzio che copriva gran parte del collo e della testa fino alla clavicola ed era munito di paraguance e paranaso. Nell’età arcaica e nella prima età classica (VI-V secolo a.C.) la maggior parte degli elmi corinzi erano sormontati da un pennacchio di crini di cavallo che faceva sembrare più alto chi li indossava.
Fig. 1 | Didramma in argento (g 7,79) coniato a Metaponto (Lucania), nel 340-330 a.C. circa. D/ testa elmata a destra di Leucippo, fondatore della città; legenda: AMI. R/ spiga d’orzo; fulmine nel campo a destra; legenda: META. (source: Triton V, 2002, lot 1102)L’elmo corinzio garantiva una buona protezione in battaglia ma limitava molto la vista e l’udito per cui quando non c’erano combattimenti l’oplita lo ruotava indietro sulla nuca e lo poggiava sul capo in modo da lasciarsi scoperto il viso (fig.1). Nel corso del tempo l’elmo corinzio classico cadde in disuso a favore di tipi più aperti.
Fig. 2 | Statere in argento (g 10,89) coniato a Tarso (Cilicia) dal satrapo Phanabazos, nel 380-374 a.C. circa. D/ il dio Baal seduto in trono con uno scettro nella mano destra. R/ testa elmata maschile a sinistra, probabilmente il dio Ares (source: ArtCoinsRoma, Auction 19, lot 193)L’elmo attico (fig. 2) oltre che in Grecia, dove ebbe origine, fu molto usato anche in Italia e nel mondo ellenistico fino all’impero romano avanzato. La sua caratteristica principale era costituita dall’assenza del paranaso. In Grecia non fu diffuso come gli elmi corinzio e frigio ma in Italia ebbe grande fortuna e dal punto di vista artistico sopravvisse agli altri tipi di elmi perché veniva raffigurato per dare un aspetto nobile e arcaico a imperatori, generali, e membri della Guardia pretoriana.
Fig. 3 | Didramma in argento (g 7,50) coniato a Velia (Lucania), nel 334-300 a.C. circa. D/ testa di Atena a sinistra con elmo frigio crestato e decorato con un centauro. R/ leone che sbrana la preda a sinistra; legenda:UELHTWN, “(moneta) degli Eleati (source: Triton V Sale, 16 Jan 2002, lotto 1121)L’elmo frigio (fig. 3) deve il suo nome alla somiglianza con il berretto frigio dalla caratteristica punta protesa in avanti che costituiva un indumento fondamentale del costume del regno persiano dal VI al II secolo a.C. L’elmo frigio era in uso nella Grecia classica (compresa la Macedonia), nella Tracia, nella Dacia, in Italia e nel mondo ellenistico in generale. Fu l’elmo in dotazione dei “pezeteri” (fig. 4), le unità di fanteria pesante dell’esercito di Alessandro Magno, armate con la “sarissa”, la picca macedone lunga oltre 5 metri. Costituivano il cuore della falange, nel centro dello schieramento dell’esercito macedone.
Fig. 4 | Fante dei “pezeteri” dell’esercito macedone con l’elmo frigio, dal sarcofago di Alessandro Magno (source: web)L’elmo beotico, infine, era originario della Beozia ma ebbe grande diffusione tra i cavalieri tessali e macedoni. Questo tipo di elmo, a differenza di quello corinzio, presentava il grande vantaggio di non limitare la vista e l’udito pur proteggendo le orecchie soprattutto dai colpi provenienti dall’alto. Nonostante fosse sprovvisto di paranaso e di guanciali, presentava tuttavia un buon paranuca ed una grande visiera ed era molto comodo e pratico tanto che Filippo II ed Alessandro lo imposero come obbligatorio alla cavalleria dell’esercito macedone.
Fig. 5 | Tetradramma in argento (g 16,61) coniato da Eucratide I (170-145 a.C.), sovrano del regno greco-battriano. D/ busto eroico di Eucratide I di spalle mentre brandisce una lancia verso sinistra. R/ i Dioscuri al galoppo verso destra; legenda in greco “(moneta) del grande re Eucratide” (source: CNG 61, 2002, lot 967)L’elmo beotico rimase in uso nelle cavallerie degli epigoni, i figli e i discendenti dei diadochi, vale a dire dei generali macedoni che alla morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., si spartirono il suo immenso impero. Così, a più di un secolo e mezzo dalla morte di Alessandro, lo vediamo indossato da Eucratide I (170-145 a.C.), uno dei più importanti sovrani del regno greco-battriano che arrivò a conquistare territori fino all’Indo, in una moneta in cui è rappresentato di spalle, nell’atto di brandire una lancia, nudo (fig. 5): la nudità, infatti, era il modo ideale per i Greci di rappresentare quegli uomini che, grazie alla propria virtù, si elevavano a livello della divinità come gli atleti e gli eroi.