(di Roberto Ganganelli) | Anche se quanto sta accadendo in Grecia ha un’importanza ben maggiore sotto il profilo economico-finanziario e socio-politico che da un punto di vista strettamente collezionistico, questa torrida mattinata di lunedì 6 luglio 2015 non può, nemmeno per “Il giornale della numismatica”, passare senza un cenno ed una riflessione sul futuro della moneta unica europea e sugli scenari possibili che si potrebbero aprire nei prossimi giorni in seguito al “no” detto dai Greci nel referendum di ieri. No all’austerity ma non necessariamente no all’euro, ha sottolineato il premier ellenico Trispras, mentre è dei minuti in cui scriviamo l’annuncio delle dimissioni del ministro delle Finanze Varoufakis, in attesa dell’Eurogruppo e di una nuova iniezione di liquidità d’emergenza, da parte della Bce, alle banche greche ormai vicine al collasso.
Nei giorni scorsi si è più volte paventato un ritorno alla dracma “tout court”, quindi ad un’autonomia monetaria completa di Atene che, in tale scenario, potrebbe stampare denaro per finanziarsi – al di fuori di ogni controllo comunitario – sottoponendo tuttavia la popolazione, come facilmente si può immaginare, ad un rischio inflazione/svalutazione della rinata divisa ellenica nei confronti delle altre valute, in primo luogo l’euro. L’ex ministro Varoufakis ha anche ipotizzato una dracma allineata alla pari con l’euro, strumento di difficile realizzazione visto lo stato dell’economia greca, come pure l’utilizzo di monete alternative quali il bitcoin.
Non è nostro compito, chiaramente, azzardare approfondimenti sui pro e i contro delle diverse possibilità, né – tanto meno – è nelle nostre capacità tentare di analizzare scenari che competono agli economisti e non certo ai numismatici. Anche i collezionisti, tuttavia, sanno bene che ci troviamo di fronte ad uno scenario storico finora inedito la cui protagonista è e rimarrà la moneta: moneta come strumento essenziale di ogni civiltà, che per millenni ha incarnato e rispecchiato il potere dominate come il suo sgretolarsi, l’ascesa e il declino dei popoli, l’identità stessa delle nazioni.
Certo che pensare ad un euro senza Grecia mette i brividi perché da un giorno all’altro – se ciò dovesse accadere – quelle bimetalliche con l’antica tetradracma ateniese ed il ratto d’Europa, i tagli intermedi coi ritratti di Velestinis-Fereos, Kapodistrias e Venizelos e i “ramini” raffiguranti imbarcazioni greche antiche e moderne, pur tintinnando ancora nelle nostre tasche e restando a tutti gli effetti “denaro” si trasformerebbero in qualcosa di più, in frammenti di una pagina di cronaca divenuta repentinamente storia e di cui parlare al passato. Da moneta, insomma, a monito per un’Unione Europea che, nella crisi ellenica, pur fra un braccio di ferro e l’altro, tra vertici notturni e giochi di potere interno, ha mostrato tutta la propria fragilità.
Anche i 2 euro previsti per festeggiare i trent’anni della bandiera europea, infine, potrebbero diventare un vero e proprio caso numismatico: ad oggi, infatti, il sito che ospita i risultati della competizione per i bozzetti della commemorativa – vincitore proprio un artista greco, George Stamatopoulos, leggi qui per dettagli – non risulta più accessibile online come se anche la celebrazione numismatica che doveva unire l’Eurozona e testimoniarne la compattezza fosse stata “congelata”, nella notte più lunga della moneta unica, in attesa di sviluppi.