(di Roberto Ganganelli) | Ezio e Daniel Zadra, due generazioni di appassionati numismatici meranesi (si tratta di nonno e nipote, per l’esattezza) sono gli autori di una coppia di volumi di numismatica da poco disponibili sul mercato che con piacere segnaliamo, innanzi tutto perché rappresentano la conferma di come la passione per le monete possa essere anche “ereditata” e trasmessa nel tempo, e soprattutto per il loro interesse e la completezza di informazioni che mettono a disposizione dei lettori. Parliamo di “Monete e storia del Regno Lombardo Veneto. Assedi e insurrezioni del 1848” e di “Karl I. (VI.). 1916-1918. Monete, prove e storia dell’ultimo kaiser dell’Impero Austriaco”.
Le copertine dei due volumi a firma di Ezio e Daniel Zadra (source: author)La prima delle due pubblicazioni ha, ovviamente, un interesse più spiccato per gli appassionati italiani dal momento che copre il periodo 1815-1866 prendendo in esame le monete di un’area geografica – il Nord-est della Penisola – che, se da una parte visse sotto il dominio viennese un periodo di sviluppo e di progresso, almeno a macchia di leopardo, dall’altra fu oggetto di storiche contese, tensioni politiche e sociali diventando uno dei teatri più accesi del Risorgimento, fino alla definitiva annessione al Regno d’Italia.
Il Regno Lombardo Veneto nasce il 9 giugno 1815, a seguito del Congresso di Vienna, ed ha come sovrano dapprima Francesco I (II d’Austria), quindi Ferdinando I dal 1835 al 1848 e, infine, il ben noto Francesco Giuseppe I fino al 1866. I tre rappresentanti della casa d’Asburgo Lorena producono monete per il Lombardo Veneto a Vienna, nelle officine monetarie italiane di Milano e Venezia e perfino nella lontana Kremnitz. Viceversa Milano e Venezia coniano anche, in un’ottica di ottimizzazione della produzione monetaria, monete di tipo austriaco destinate a circolare in tutto l’Impero. La moneta lombardo veneta mostra i segni del passaggio del tempo: dai sovrani di Fiandra e dagli ultimi zecchini battuti al tipo di quelli della Serenissima, tra scudi nuovi e lire austriache, talleri di convenzione e kreuzer, ducati e corone segna decenni di storia e sancisce, col poter del metallo e dei simboli, la commistione tra culture differenti – non parliamo di domino – e l’integrazione, a suo modo, tra realtà molto distanti, in odore di Mediterraneo come di Mitteleuropa.
Uno dei rarissimi zecchini al tipo della Sernissima coniato dagli Austriaci a Venezia nel 1815 (source: Numismatica Ranieri)Il volume di Ezio e Daniel Zadra, bilingue in italiano e tedesco, si apre con un’introduzione storica e con ampie note numismatiche sulle monete in corso ed emesse nel Lombardo Veneto, per poi proseguire con quadri sinottici delle zecche e delle emissioni. Il catalogo è ampio, ben dettagliato, con monete riprodotte al vero e ingrandite, dovizia di note tecniche e storiche e comprende anche l’unico periodo di “discontinuità” nel potere asburgico, ossia l’insurrezione del 1848 che portò Milano e Venezia a battere moneta risorgimentale, per riaffermare la volontà delle popolazioni di affrancarsi dalla Corona d’Austria.
Mezza lira veneta coniata a Milano nel 1822 a nome di Francesco I d’Asburgo Lorena (source: archive)Una Corona che avrebbe avuto il suo epigone, all’inizio del XX secolo, in quel Karl I (anche re d’Ungheria come Carlo IV e di Boemia come Carlo III) che, succeduto a Francesco Giuseppe I in piena I Guerra Mondiale, sarebbe morto esule il 1° aprile 1922 a Madera, dopo aver lasciato il trono il 12 dicembre del 1918. Proclamato beato dalla Chiesa cattolica, Karl I vede la sua storia raccontata in un secondo volume bilingue a firma di Ezio e Daniel Zadra che segue l’impostazione del precedente e ci permette di riscoprire un breve, ma importantissimo periodo della numismatica europea, quello che segna la fine di uno dei grandi Imperi Centrali.
Una delle ultime monete a nome di Karl I, i 20 heller datati 1918 (source: archive)Un periodo complesso – non a caso abbondano le prove, puntualmente censite – ma che si rivela affascinante ad una lettura dell’agile catalogo; un libro da approfondire e da conoscere non solo in funzione collezionistica, dunque, ma nella multiforme identità della storia di un popolo, di una terra, di un Impero che non esiste più e che tanta parte ha avuto nelle vicende d’Europa.