(di Raffaele Iula) | Durante i numerosi secoli di dominio romano su gran parte dei territori allora conosciuti che si affacciavano sul bacino del Mediterraneo non deve costituire motivo di sorpresa l’imbattersi in un numero più o meno alto di usurpatori, personaggi che a vario titolo si proponevano di combattere il potere centrale degli imperatori di Roma. Talvolta, sembra quasi che la maggior parte del dissenso verso l’autorità politica costituita del legittimo sovrano romano si manifesti, con varie forme di opposizione quasi sempre violenta, maggiormente in un determinato periodo storico, piuttosto che in un altro. Il III secolo d.C., spesso additato dagli storici come tempo di crisi e di declino, risponde proprio a questa caratteristica: un gran numero di ribellioni contro gli imperatori romani si sono registrate proprio in siffatto periodo con una frequenza più rilevante rispetto ai secoli precedenti, creando degli spiragli storici che, se da un lato sono di difficile documentazione, costituiscono una fonte sorprendente di indagine storica, ma ancor più numismatica, laddove possibile. E’ questo il nostro caso: di seguito, infatti, andremo a disquisire brevemente a proposito di una di queste rivolte, avvenuta nel Medio Oriente romano, della quale ci sono pervenute, come testimonianze storiche, un esiguo numero di monete emesse a nome dell’usurpatore Iotapiano.
Di questo personaggio oscuro si sa pochissimo, perfino il suo nome completo è di incerta ricostruzione e se si possono avanzare delle ipotesi in tal senso è solo grazie alle abbreviazioni che si leggono sulle sue monete (…M[arcus] F[ulvius] RV[fus] IOTAPIANVS…). Pochi sono anche gli autori antichi che tratteggiano solo le parti salienti della sua ribellione, senza peraltro fornire dettagli cronologici sicuri riguardo l’usurpazione orientale. Infatti, sia il romano Aurelio Vittore, sia il bizantino Zosimo affrontano la questione solo superficialmente in uno o due passaggi delle loro opere storiografiche. Di sicuro, Iotapiano si rivoltò contro il potere imperiale di Roma tra il 248 ed il 249 d.C., a cavallo dei regni di Filippo I l’Arabo (244-249 d.C.) e di Traiano Decio (249-251 d.C.). Il teatro dell’usurpazione sarebbe da inquadrare nelle province romane della Siria e della Cappadocia, anche se è verosimile che quest’ultimo territorio offrì maggiore appoggio all’insorto.
Per poter contrastare Filippo I, Iotapiano doveva essere sicuramente un aristocratico in vista nella sua regione, tant’è che c’è chi ha affermato, con una certa attendibilità, ch’egli dovette appartenere ad una famiglia in qualche modo collegata con la dinastia reale della Commagene, se le ultime sovrane di questo regno ellenistico portavano il nome di Iotape. La somiglianza onomastica tra quest’ultimo nominativo e quello del Nostro è sorprendente. Secondo il già citato Aurelio Vittore, Iotapiano era solito affermare che la sua stirpe discendeva direttamente da quella del grande conquistatore macedone, Alessandro Magno, ma questa voce fu forse messa in giro per legittimare il potere dell’usurpatore, in modo da mostrarlo in qualche modo più valido rispetto al suo rivale romano. Tale tattica fu adoperata, nel I secolo a.C., anche dal sovrano della Commagene, Antioco I (69-36 a.C.), alla cui famiglia, come abbiamo visto sopra, sembra che fosse in qualche modo legato. Sembra che la rivolta scoppiò per il malcontento che si era creato nelle province orientali sotto il dominio di Filippo I, in quanto l’amministrazione e le tasse di questi territori erano gestite da Gaio Giulio Prisco, fratello dell’Imperatore, che godeva di una pessima fama a causa della sua avidità e crudeltà.
Egli era stato insignito del titolo di “Rector Orientis” e, per ordine del fratello, che si trovava a pagare un pesante tributo ai Sasanidi per mantenere la pace tra loro e l’Impero di Roma, intendendo, nel contempo, celebrare il Millennio di Roma con ogni fasto, fu obbligato a tassare pesantemente le province sotto il suo controllo per racimolare le risorse economiche di cui aveva bisogno. Inoltre, le popolazioni locali non vedevano di buon occhio la nuova famiglia imperiale, in quanto, senza particolari riguardi, favoriva spudoratamente la Provincia di Arabia da cui ella proveniva. L’unica prova tangibile, al momento, della rivolta di Iotapiano è costituita, come detto, dalle emissioni monetarie a suo nome. Si tratta esclusivamente di antoniniani, piccole monete con una lega di basso argento. Lo stile non è curato, anzi, si presenta più rozzo se confrontato con gli altri antoniniani di Filippo I e di Decio, ma la forza espressiva contenuta nei ritratti monetali dell’usurpatore è ravvisabile alla pari delle altre raffigurazioni dei legittimi imperatori.
Proprio in base allo stile, non è possibile attribuire gli antoniniani di Iotapiano alla zecca di Antiochia, la cui produzione per Filippo I non si interruppe mai durante la ribellione in Siria. Da non considerare come zecca d’emissione degli antoniniani di Iotapiano è anche il capoluogo della Commagene, Samosata, che sotto il regno di Filippo I coniava esclusivamente bronzi in lingua greca per la circolazione locale. Inoltre, la zecca di Samosata fu chiusa proprio dal figlio omonimo di Filippo I, Filippo II (247 – 249 d.C.), e fu riaperta solo dall’imperatore Gallieno (253–268 d.C.), anni dopo la rivolta di Iotapiano. Di certo, però, la zecca produttrice di tali rarissime monete sarebbe da individuare nell’area geografica in fermento che si era allora dichiarata fedele all’usurpatore, ovvero la Cappadocia. Escluse, in tal modo, la Siria e la Commagene, bisogna dunque volgere lo sguardo a questa regione, la cui capitale, Cesarea, ospitava una zecca ben attrezzata che fin dai primi secoli dell’Impero batteva monete in argento e con legenda latina.
Secondo Giovanni Zonara, infatti, Cesarea ebbe un vero e proprio boom economico e demografico nel corso del III secolo d.C., tanto da raggiungere la considerevole cifra di 400.000 abitanti. La sua decadenza si colloca intorno al 260 d.C., dopo la sconfitta subita da Valeriano da parte del sovrano sasanide Sapore I, che espugnò la città e la danneggiò gravemente con saccheggi e distruzioni efferate. Al tempo della rivolta di Iotapiano, quindi, tra il 248 e il 249, Cesarea era ancora nel pieno del suo splendore e nulla vieta di credere che la sua zecca fosse ancora attiva e che producesse gli antoniniani dell’usurpatore. Questi ultimi costituirono sicuramente una serie dal numero limitato, così come doveva essere circoscritta la loro area di circolazione, tant’è che giustamente si è ipotizzato che la loro realizzazione sia venuta meno a seguito della fine della rivolta di Iotapiano, con la morte dell’usurpatore, assassinato dai suoi stessi legionari che fino a poco tempo prima l’avevano sostenuto attivamente nel contrastare lo strapotere imperiale.
I tipi che caratterizzano gli antoniniani di Iotapiano non offrono una grande varietà, anzi, sono quasi sempre fissi in schemi che si ripetono con esigue varianti. I pochi esemplari conosciuti mostrano al dritto il busto dell’usurpatore mentre indossa la corona radiata, tipico simbolo del potere di quell’epoca, e sulle sue spalle si scorge una corazza militare. Il viso è allungato e barbuto, si intuisce che il nostro non doveva essere nel pieno della sua giovinezza, ma neanche troppo in là con gli anni. Nonostante lo stile piuttosto rozzo delle sue monete, il ritratto di Iotapiano si distingue abbastanza bene, per i suoi tratti peculiari, dagli Imperatori a lui contemporanei, Filippo I e Traiano Decio. Unica variante degna di nota per il dritto è la legenda: il titolo di IMP[erator] è immancabile in tutti i casi, anche che a volte non è sempre leggibile in modo chiaro, tanto da far supporre una sua abbreviazione, nella maggior parte dei casi, in IM, mentre in un solo caso è chiaramente distinguibile in IMP. Allo stesso modo, il titolo di A[ugustus], laddove presente, è abbreviato in AV. e solo raramente vi si ritrova AVG.
Il rovescio, invece, è ancora meno vario: vi si scorge una Vittoria alata andante a sinistra (solo in un caso la ritroviamo andante a destra) nella sua posa standard, ovvero mentre regge una corona e un ramo di palma. Non poteva esservi simbolismo più legato ad un usurpatore come Iotapiano che aveva messo in campo tutte le sue forze per prevalere sul nemico e, nonostante l’insuccesso finale, sembra che la sua rivolta sia stata una dura spina nel fianco per il potere di Filippo I. La legenda che inizia con IM è spesso, ma non sempre, associata, al rovescio, alla Vittoria alata andante a sinistra, mentre quello con IMP alla Vittoria andante a destra. Per meglio comprendere i tipi emessi a nome dell’usurpatore Iotapiano, occorre presentarli con immagini e delle brevi descrizioni. Ecco un repertorio.
TIPO 1 | D/ IMP M F RV IOTAPIANVS; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VIC –TOR – IA AVG; Vittoria alata andante a destra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 1 (variante nella legenda di D/).
Münzkabinett der Staatlichen Museen zu Berlin – Preußischer Kulturbesitz, n° 18203971 (5,8 g.)
Ex asta Hess Divo 324 (23 ottobre 2013), lotto 59 (6,19 g.)
Da notare la somiglianza tra entrambi questi esemplari, che sembrano provenire dalla stessa coppia di conii.
TIPO 2 | D/ IM C M F RV IOTAPIANVS; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – OR – IA AVG; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2c. Una di queste monete è stata ribattuta sopra un antoniniano di Filippo I (cfr. RIC vol. IV, part. III, p. 105, nota 2. (a)).
Ex asta Gorny&Mosch 207 (15 ottobre 2012), lotto 679 (3,00 g.)
Ex asta Rauch 95 (30 settembre 2014), lotto 585 (2,61 g.)
TIPO 3 | D/ IM C M F R IOTAPIANVS AV; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – OR – IA AVG; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2b (variante nella legenda di D/).
Ex Numismatik Lanz 109 (27 maggio 2002), lotto 762, ex Numismatik Lanz 100 (20 novembre 2000), lotto 289 (3,67 g.)
TIPO 4 | D/ IM C M F R IOTAPIANVS AV; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – OR – I – A AVG; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2b (variante nella spezzatura della legenda di R/).
Ex asta Rauch 79 (17 novembre 2006), lotto 2462 (3,85 g.)
TIPO 5 | D/ IM C M F R IOTAPIANVS AV; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – OR – IA – AVG; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2b (variante nella legenda di R/).
Ex NAC 62 (6 ottobre 2011), lotto 2062 (3,49 g.)
TIPO 6 | D/ IMP M F RV IOTAPIANVS; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VIC – TORIA – AVGV; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2b (varianti nelle legende di D/ e di R/).
Ex G. Hirsch asta 300 (24 settembre 2014), lotto 165 (3,21 g.)
TIPO 7 | D/ IM C M F R IOTAPIANVS AVG; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – OR – I – AAVG; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2c (variante nella legenda di D/).
Ex Gemini asta VIII (14 aprile 2011), lotto 408 (3,02 g.)
Ex NAC 87 (8 ottobre 2015), lotto 329 (3,83 g.), già ex NAC 42 (20/11/2007), lotto 161
TIPO 8 | D/ IM C M F R IOTAPIANVS AVG; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – ORIAAVGV; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2b (variante nelle legende di D/ e di R/).
Ex NAC 92, part I (23 – 24 maggio 2016), lotto 650 (3,87 g.)
La descrizione dell’antoniniano presentato in RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2a, proveniente dalla vendita della Collezione Levis nel 1925, non corrisponde alla relativa documentazione fotografica. Mentre nel volume del RIC viene riportata la descrizione così come compare a p. 56 del catalogo della vendita operata dalla ditta Naville (D/ IMP M F R IOTAPIANVS A, busto radiato e corazzato a destra; R/ VICTORIA AVG, Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra), un riscontro diretto dell’esemplare in questione proveniente dalla prestigiosa raccolta ci consente di riportarne una nuova e più federe descrizione:
TIPO 9 | D/ IM C M F R IOTAPIANVS; Busto radiato e corazzato volto a destra. R/ VICT – ORIA – AVG; Vittoria alata andante a sinistra con ramo di palma nella mano sinistra e corona nella destra. RIC vol. IV, part III, p. 105, n° 2a (variante nella legenda di D/).
Ex USB Gold & Numismatics asta 78 (9 settembre 2008), lotto 1854 (3,05 g.), già ex Münzen&Medaillen AG Auction 13, Basel, 17 June 1954, lot 741. Ex Sir Arthur J. Evans Coll., Auction Naville Ars Classica 17, Geneva, 3 October 1934, lot 1672. Ex H. C. Levis Coll., Auction Naville Ars Classica 11, Geneva, 18 June 1925, lot 878. Ex Vierordt Coll., Auction Jacques Schulman, Amsterdam, 5 March 1923, lot 2285. Ex Herzfelder Coll., Auction Egger 43, Vienna, 14 April 1913, lot 1758
Lo stesso esemplare della fig. 9a in una fotografia della tav. 35, n° 878 del catalogo di vendita della Coll. Levis, asta Naville XI del 18–20 giugno 1925 utilizzato come riferimento dai compilatori del RIC vol. IV, part III
PER APPROFONDIRE
COHEN | “Description historique de smonnaies frappe sous l’Empire Romain, tome cinquième”, Paris – Londres 1885.
MATTINGLY, SYDENHAM, SUTHERLAND | “The Roman Imperial Coinage (RIC), volume IV part III: Gordian III – Uranius Antoninus”, London 1949.
MOWAT | “Iotapien et Pacatien: empereurs usurpateurs sous Dece”, in “Revue Numismatique” 1912, p. 193 e sgg.
TOCHON (D’ANNECI) | “Notice sur une médaille de l’Empereur Jotapianus”, in “Mémoire sur les médailles de Marinus, frappées a Philippopolis”, Paris 1817, pp. 47-58.