(di Leonardo Mezzaroba) | Il 7 novembre del 1866 re Vittorio Emanuele II faceva il suo ingresso in una Venezia parata a festa; egli raggiunse il molo di San Marco nella lancia reale, vogata da 18 rematori e scortata, lungo tutto il Canal Grande, da un imponente corteo di imbarcazioni. Grande fu l’entusiasmo riservato dalla popolazione al sovrano mentre raggiungeva la Basilica e la residenza a lui riservata a Palazzo Reale; e tale entusiasmo continuò ad accompagnare Vittorio Emanuele anche nei giorni successivi.
Particolarmente intensa fu la giornata dell’11 novembre. La mattina, a Piazza San Marco, il Re decorò la bandiera del Comune di Venezia con la già citata medaglia d’oro, decretata il 19 ottobre precedente; una Commissione incaricata per la Decorazione della Bandiera Municipale appositamente costituita d’urgenza aveva stabilito le caratteristiche della bandiera (“tricolore collo stemma sabaudo nel mezzo e senza corona e cole stole di seta rosso porpora col Leon d’oro e frangi d’oro ai capi”). Molti cittadini inoltre portarono in piazza i vessilli da loro gelosamente conservati fin dai tempi delle gloriose vicende del 1848-1849. Nel pomeriggio, il Sovrano assistette alla grande regata allestita in suo onore sul Canal Grande; anche l’organizzazione di questo evento fu particolarmente complessa, dato che la pratica delle regate in “Canalazzo” era stata sospesa nel 1848. La permanenza a Venezia del sovrano si protrasse fino al 13 novembre. Non è dato sapere se lo Stiore fece in tempo a consegnare al re la “sua” medaglia, ma considerata l’iconografia del rovescio, ci piace pensare che egli la fece avere proprio in occasione dello svolgimento della regata. Presso il Museo Correr di Venezia è conservato un esemplare in argento, particolarmente prezioso essendo l’unico noto in questo metallo, mentre tutti gli altri sono in bronzo.
A sinistra, G. F. Locatelli, “Re Vittorio Emanuele II a Venezia”, 1866 (Venezia, Isola di San Servolo); a destra, F. Stiore, “Venezia festeggia Vittorio Emanuele I”I, 1866 (AR, g 59,9; Ø mm 48; Venezia, Museo Correr)
Il 14 novembre Vittorio Emanuele II era a Udine, il 15 a Belluno e a Treviso, il 16 a Padova e il 17 a Vicenza; il 19 novembre il sovrano riceveva a Verona una “commissione di signore” che gli presentavano il plebiscito delle donne veronesi, nello stesso giorno assisteva a Verona alla grande festa per il passaggio all’Italia. Se dunque i diversi centri del Veneto, del Friuli e di Mantova non mancarono di riservare calorose accoglienze al sovrano e di festeggiare la loro entrata nel Regno d’Italia, desta qualche perplessità il fatto che non sussistano, a quanto è dato sapere, testimonianze medaglistiche legate all’annessione, al di fuori di Venezia.
A sinistra, A. Dugoni, “Ritratto di re Vittorio Emanuele II con sullo sfondo immagini della città di Udine”, 1866 (Firenze, Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Pitti); a destra, “Verona: festa nell’Arena per l’annessione, 19 novembre 1866” (tratto da A. Comandini, “L’Italia nei cento anni del Secolo XIX (1801-1900) giorno per giorno illustrata”, Milano A. 1918-1929, IV, p. 921)
Presso il Museo Correr di Venezia però è conservata una curiosa medaglia proveniente dal comune di Gorla Minore (all’epoca in provincia di Milano, attualmente in quella di Varese). Si tratta di una medaglia premio scolastico voluta da un non meglio identificato assessore Luigi Terzaghi che, l’11 novembre 1866, volle venisse coniata tale medaglia proprio per commemorare il passaggio di Venezia all’Italia. Sul rovescio infatti è riportata la seguente legenda: “AUSPICE LA LIBERAZIONE DELLA VENEZIA | MEDAGLIA DI COMMEMORAZIONE | VOTATA IN PERPETUO | DALL’ASSESSORE | NOB[ile] LUIGI TERZAGHI | A PREMIO | AGLI ALLIEVI DELLA SCUOLA SERALE | DI GORLA MINORE | PROVINCIA DI MILANO”. Sul dritto, lungo il bordo, in uno spazio presumibilmente riservato al nome dello studente premiato, è incisa la frase: “UN RICORDO IL LEON DI S. MARCO”.
Di anonimo autore, “Omaggio di Gorla Minore alla liberazione di Venezia”, 1866 (AR g 52,5; Ø mm 45,1; Venezia, Museo Correr)
L’anno successivo, il 2 giugno, i Veneziani avevano l’opportunità di celebrare liberamente la Festa dello Statuto o Festa nazionale. Si trattava di un’occasione davvero emozionante, dato che, l’anno precedente, il tentativo dei patrioti di celebrare tale ricorrenza era stato brutalmente stroncato dal governo austriaco. Così, fin dal 27 maggio 1867, il sindaco Giustinian aveva invitato, con un pubblico proclama, i cittadini a festeggiare l’importante ricorrenza: “Cittadini! La prima volta in cui ci è dato di partecipare alla festa nazionale, liberi ed uniti alla grande famiglia italiana, dev’essere per noi tutti memorabile avvenimento. Prepariamoci a festeggiarlo degnamente […]”.
Il programma delle celebrazioni era molto nutrito: nel corso della mattinata cortei di scolari si sarebbero concentrati, assieme a uomini e donne, in Piazza San Marco; nel pomeriggio era prevista la distribuzione di sovvenzioni ai reduci e mutilati delle campagne del 1848-1849. Alle 18 ci sarebbe stato il “fresco sul Canal Grande con musica” e infine, alle 21, uno spettacolo al Teatro Malibran. Venne inoltre realizzata per tempo una medaglia così annunciata dalle pagine della “Gazzetta di Venezia” del 29 maggio: “[…] Abbiamo veduto una bellissima medaglia in rame, incisa dal Sig. Nicolò Marcon per l’occasione della festa dello Statuto. Da un lato porta nel mezzo una colonna, colla data 2 giugno 1867, sotto cui sta aperto lo Statuto d’Italia. All’ingiro ha l’iscrizione: Per la festa nazionale. Nell’altro lato della medaglia, in mezzo a una ghirlanda di quercia ed alloro, evvi l’iscrizione: I Veneti appena redenti. L’esecuzione di questo lavoro onora moltissimo l’artista veneziano, e noi portiam fede che tutti accorreranno a procurarsi un ricordo della prima festa annuale della nostra libertà, tanto più che costa pochissimo per essere alla portata di tutti. È vendibile per una lira e 25 centesimi al Negozio di Tabacco in campo a S. Bartolommeo”.
A sinistra, N. Marcon, “Festa dello Statuto e per i Veneti appena redenti”, 1867 (AE, Ø mm 30,8; Collezione Voltolina); a destra, la versione portativa della medaglia per la festa dello Statuto (Collezione Voltolina)
Da quanto è stato possibile verificare, Nicolò Marcon (nato a Venezia nel 1833) era un orafo e gestiva una gioielleria, ma preferì appoggiarsi, per la vendita della medaglia, al tabaccaio del centralissimo campo San Bartolomeo, ai piedi del Ponte di Rialto. La medaglia, che nel motto del rovescio, richiamava esplicitamente il recente passaggio di Venezia all’Italia, fu realizzata anche in una versione “portativa” con appiccagnolo e nastro tricolore.
Nello stesso anno Francesco Vagnetti realizzò, con ogni probabilità a Firenze, una medaglia che, da un lato, auspicava una rinascita, non solo politica ed economica, ma anche culturale e artistica per Venezia (rappresentata con suggestiva simbologia nel dritto della medaglia) e dall’altro inneggiava (nel rovescio) a Vittorio Emanuele II.
F. Vagnetti, “Augurio a Venezia italiana di un ritorno all’antica grandezza”, 1867 (AE, Ø mm 70)
Per ritrovare traccia, in ambito medaglistico, di Venezia italiana, bisogna portarsi alle celebrazioni per il cinquantenario, che caddero nel pieno della Prima guerra mondiale. L’Italia si scontrava nuovamente con l’Austria in quella che alcuni definirono la “Quarta guerra d’indipendenza” e questo convinse il Consiglio comunale (sindaco Filippo Grimani in testa) a dare il massimo rilievo alla ricorrenza. Sin dal 26 aprile 1916 era stata decisa la realizzazione di una medaglia da assegnare ai reduci della campagna del 1866. L’Archivio storico municipale di Venezia conserva una voluminosa documentazione che accompagna i vari passaggi, dalla progettazione alla realizzazione della medaglia. Ci fu una discussione molto accesa che riguardò l’iconografia, le iscrizioni, il metallo, i costi e persino l’anello e il nastro della medaglia (cfr. L. Mezzaroba, “L’annessione di Venezia all’Italia (1866) attraverso le medaglie” in “Rivista Italiana di Numismatica e Scienze affini. CV”, 2004, pp. 464-469). Nella riunione della Giunta municipale del 5 giugno veniva deliberato che destinatari della medaglia commemorativa dovessero essere, oltre ai reduci combattenti, anche gli ex carcerati e gli esiliati politici, i membri del Comitato segreto e delle cospirazioni politiche, coloro che avevano subito la confisca dei loro beni dall’Austria, gli appartenenti alla Guardia cittadina e coloro che avevano prestato volontariamente servizio in occasione dell’epidemia di colera in quell’anno. Per questo il motto iniziale: “Venezia ai figli superstiti della campagna del 1866-1916” fu sostituito con il più generico: “Venezia ai figli benemeriti della sua liberazione 1866-1916.”
Quanto all’iconografia, si sarebbe dovuta ispirare al celebre gruppo bronzeo rappresentante “Venezia nel 1866” collocato alla base del monumento a Vittorio Emanuele, opera di Ettore Ferrari, in Riva degli Schiavoni; la realizzazione del modello fu affidata al professor Carlo Lorenzetti. Venne infine deciso di donare un esemplare in oro al re Vittorio Emanuele III (a tal fine furono stanziate 70 lire). Inizialmente furono commissionate alla ditta Johnson 80 medaglie d’argento; aumentate poi a 110.
A sinistra, di anonimo autore, “Medaglia per il cinquantenario della liberazione di Venezia”, 1916 (AR, g 14,9; Ø mm 32; Collezione Voltolina); a destra, Versione con nastro della medaglia del cinquantenario (Venezia, Museo Correr)
La cerimonia ebbe luogo il 19 ottobre a Palazzo Ducale; in una cornice resa particolarmente suggestiva dalla presenza dei vessilli ottocenteschi, l’onorevole Luzzatto consegnò le medaglie a un’ottantina tra reduci (medaglia con nastro tricolore e azzurro) e benemeriti (medaglia con nastro tricolore e giallo rosso). Presso il Museo Correr di Venezia sono conservati i “due modelli in gesso”, i conii e gli stampi di prova. Infine il 30 ottobre venne inviato al re l’esemplare d’oro.
I conii della medaglia del cinquantenario (Venezia, Museo Correr)
Nel 1966, in occasione del centenario di Venezia italiana, vennero realizzate due medaglie; una promossa dal Comune di Venezia, l’altra dal Congresso dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. La prima reca la data 22 marzo 1966 perché il Comune di Venezia volle far coincidere l’inizio delle celebrazioni con il giorno in cui, nel 1848, era iniziata l’insurrezione popolare. Per l’occasione giunse a Venezia il Presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, al quale fu consegnato un esemplare in oro della medaglia commemorativa da parte del sindaco Favaretto Fisca; altri esemplari furono poi coniati in argento dorato e molti in bronzo (dorato o argentato).
La seconda medaglia venne realizzata dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, che aveva eletto proprio Venezia quale sede del suo XLIII Congresso. I lavori si svolsero tra il 2 e il 5 ottobre. Significativamente la cerimonia di apertura si svolse nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, là dove erano stati conteggiati i voti del plebiscito del 21-22 ottobre 1866. È curioso che anche la medaglia commemorativa voluta dall’Istituto sia legata al plebiscito; il suo dritto infatti replica (anche se con modulo inferiore) il rovescio di quella del Pieroni.
A sinistra, di anonimo autore, esemplare in oro del “Centenario dell’unione di Venezia e del Veneto”, 1966 (AU, g 25,5; Ø mm 30; Collezione Voltolina); a destra, di anonimo autore, “XLIII Congresso dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano”, 1966 (AE argentato, Ø mm 30; Collezione Voltolina)
È doveroso ricordare, infine, che nei primi giorni di ottobre del 2016, il maestro Giuseppe Grava ha realizzato una grande medaglia commemorativa dedicata al 150° anniversario di “Venezia italiana”, illustrata in un recente articolo apparso in questa stessa rivista (leggi qui).