(di Roberto Ganganelli) | Correva il III secolo quando, durante un periodo di profonda crisi per l’Impero Romano, Gallia, Britannia, Germania, Retia e Spagna diedero corso a vari tentativi di secessione dal potere centrale dell’Urbe che portarono alla nascita del cosiddetto Impero delle Gallie, entità costituita nel 259 e durata fino al 274. Nel 260 circa l’Impero era governato da Valeriano e dal figlio Gallieno: il secondo era rimasto in Occidente a far fronte alle invasioni barbariche lungo la frontiera renano-danubiana, mentre il primo si era recato in Oriente a combattere contro i Sassanidi, dei quali rimase prigioniero. Alla notizia della cattura di Valeriano, iniziò un processo di secessione per cui in Oriente Settimio Odenato si ritagliò a tutti gli effetti un dominio personale, noto come Regno di Palmira; in Occidente, invece, il comandante delle truppe renane, Postumo, uccise Salonino, il figlio di Gallieno di cui era tutore, proclamandosi augusto e creando un vero e proprio stato con tanto di Senato, consoli e magistrature analoghe a dell’Impero.
Postumo, Leliano, Marco Aurelio Mario, Vittorino, Domiziano II, Tetrico I e il figlio Tetrico II, Faustino si avvicendarono per periodi più o meno brevi sul trono delle Gallie; altri usurpatori – ricordiamo tra questi Marco Aurelio Mauseo Carausio, Lucio Domizio Domiziano e Alletto, Falvio Magno Magnenzio e Mafno Massimo – si avvicendarono nel tempo, con alterne fortune e lasciando tracce a volte quasi impossibili da rintracciare nel quadro storico dell’epoca.
Il periodo dell’Impero delle Gallie fu contraddistinto anche da una nutrita serie di emissioni monetarie e la prossima asta della casa Paul-Francis Jaquier (ditta tedesca fondata dall’omonimo numismatico di origine francese), in programma il 16 settembre, ci offre una favolosa panoramica su queste coniazioni, spesso di notevole rarità e difficili da reperire in elevate conservazioni. Il 16 settembre sarà posta all’incanto, infatti, la raccolta messa insieme, in una vita intera, dal collezionista Michel Thys, autentico esperto del settore che, focalizzandosi soprattutto sugli antoniniani del periodo – ma senza trascurare i denari (battuti con i conii degli aurei) ed i sesterzi, nonché le rarissime coniazioni auree – offrirà agli appassionati ben 450 lotti comprendenti rarità incredibili, tutte corredate in catalogo da ampi approfondimenti e integrate dalla vendita di una ricca biblioteca sul periodo storico-numismatico in oggetto.
Iniziando con Postumo, è da segnalare il denario coniato a Colonia nell’autunno del 261 con i materiali creatori dell’aureo, e che riporta al dritto un bellissimo ritratto con elmo galeato dell’imperatore abbinato, al rovescio, ad una Vittoria alla guida di una biga, colta nell’atto di schioccare la frusta.
Sempre per Postumo, della collezione Thys fanno parte il secondo esemplare noto dell’antoniniano al tipo della VICTORIA POSTVMI AVGVSTI, un rarissimo quinario sempre per Colonia, del 266, con al dritto Postumo ed Ercole e al rovescio Asclepio, nonché uno spettacolare medaglione in bronzo battuto con i conii di un quadruplo aureo sul quale l’imperatore è effigiato con pelle leonina sul capo – al dritto – mentre il rovescio reca la scena di Ercole che affronta il toro cretese. Si tratta di un “unicum” rinvenuto negli anni ’60 del secolo scorso nel fiume Mosella.
A Nome di Mario è proposta un’altra rarità assoluta, nota in tre soli esemplari: si tratta di un antoniniano battuto a Colonia con al dritto il ritratto del personaggio e al rovescio la figura della Aequitas; per Vittorino, invece, si contano nella collezione Thys altri esemplari numismatici di importanza assoluta, ad iniziare dal denario coniato a Trier nel 270 con i punzoni dell’analogo aureo. Caratterizzato dalla scena della Liberalitas, è associabile alla dignità della “tribunicia potestas” ed è noto in appena due esemplari. Di assoluto valore e di splendida fattura anche l’aureo con al rovescio il Sole INVICTVS proveniente da un’asta Bourgey del 1925.
Pedigree di assoluto prestigio anche per l’aureo a nome di Tetrico I coniato al tipo della Virtus nel 272 a Colonia, e proveniente dalla famosa collezione Montagu (nel 1896, venne pagato ben 920 franchi!). Ancor più raro l’antoniniano del 274 con busto imperiale rivolto a sinistra, mentre per il figlio Tetrico II si segnala l’eccezionale denario – anche questo, prodotto con i conii di un aureo – al tipo della PRINCEPS IVVENTVTIS: neanche a dirlo, si tratta anche in questo caso di un esemplare unico, una delle tante perle di questa collezione che spalanca, con la pubblicazione del relativo catalogo, nuovi scenari nella numismatica di uno dei periodi più complessi e affascinanti dell’età antica.