(di Gerardo Vendemia) | Dopo un secolo dalla loro produzione sono stati rinvenuti quattro biglietti italiani inediti realizzati durante la Prima Guerra Mondiale in previsione della vittoria dell’Italia sull’Austria. Si tratta di un’incredibile scoperta numismatica: da molti decenni la cartamoneta italiana viene infatti collezionata, studiata e catalogata, ma ad oggi nessun appassionato aveva avuto notizia dell’esistenza di questa serie di prove stampate in gran segreto a Torino dalla Officina Governativa Carte Valori.
Il 28 luglio 1914, attaccando la Serbia, l’Austria dà inizio alla Prima Guerra Mondiale. L’Italia, in quel momento alleata dell’Austria, dichiara la propria neutralità il 3 agosto, dimostrando quanto poco solida sia l’alleanza stessa. Formalmente, l’Italia si attiene all’articolo 4 del Trattato della Triplice Alleanza, in base al quale il patto non ha carattere offensivo e che non vi è alcun obbligo ad entrare in guerra a fianco dell’alleato. Di fatto, però, l’Italia ha un contenzioso aperto con l’Austria relativo al problema delle “terre irredente”, cioè il Trentino e Trieste, ancora sotto l’amministrazione di Vienna. Per questo motivo e per le vive mire espansionistiche inizia in Italia un periodo di contrasti interni tra forze neutrali e interventiste. Queste ultime, composte perlopiù da liberali antigiolittiani e nazionalisti, forti dell’appoggio del re, alla fine hanno la meglio.
Il 26 aprile 1915 viene firmato un trattato a Londra, che rimarrà segreto fino al 1917 sia al Parlamento che all’opinione pubblica, con il quale l’Italia si impegna a entrare in guerra entro un mese al fianco di Inghilterra, Francia e Russia. Nella sostanza il trattato prevede l’estensione del dominio su territori non italiani, ma soprattutto l’annessione all’Italia delle terre popolate da italiani. Il 24 maggio l’Italia entra in guerra contro l’Austria-Ungheria.
Il Governo italiano prevede l’occupazione dei territori austriaci e non vuole farsi trovare impreparato. Nel 1914 circolano nell’Impero Austro-Ungarico biglietti da 1, 2, 10, 20, 50, 100 e 1000 corone alle quali la popolazione è abituata. Tuttavia, non appena i militari italiani avessero conquistato i territori stranieri, sarebbe sorta la necessità di gestire direttamente la circolazione monetaria mediante una propria moneta.
La realizzazione di biglietti con sufficienti standard di sicurezza male si concilia con la ristrettezza dei tempi con i quali sarebbe stato potenzialmente richiesto il loro utilizzo. E’ necessario infatti avere a disposizione una varietà di tagli che consentano le attività commerciali, che siano difficilmente falsificabili e, soprattutto, che possano distinguersi dai biglietti già circolanti in Italia, in modo da poterle dichiarareall’occorrenza fuoricorso.
Nel 1914 in Italia circolano le banconote della Banca d’Italia, che possiede una propria samperia, e quelle del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia che si rivolgono a ditte esterne per la preparazione delle banconote. I biglietti di piccolo taglio sono realizzati dall’Officina Governativa Carte Valori di Torino per conto del Ministero del Tesoro. Nello specifico l’Officina è impegnata nella realizzazione di buoni di cassa da 1 e 2 lire e biglietti di Stato da 5 e 10 lire. In questo contesto risulta semplice individuare in quest’ultima il luogo dove poter realizzare dei biglietti di prova. Dal punto di vista logistico Torino è geograficamente più vicino di Roma al fronte di guerra, ma soprattutto il Governo, mediante il Ministero del Tesoro, può esercitare un controllo diretto e immediato sulla produzione dei biglietti.
Si richiede all’Officina di realizzare in breve tempo alcune prove di biglietti che possano essere congeniali alle esigenze dell’occupazione. La soluzione più semplice, ma soprattutto rapida, è quella usufruire dei macchinari e dei biglietti già in corso di stampa, con l’aggiunta di alcuni elementi che possano consentire di distinguere tra loro le due emissioni. Tipograficamente si opta per l’equiparazione dei tagli, in particolare il taglio da 1 lira è utilizzato per la realizzazione del biglietto da 1 corona, quello da 2 lire per il biglietto da 2 corone e così via.
I biglietti vengono stampati su carta semplice, non filigranata, con le medesime caratteristiche di quelli circolanti in Italia, completi di numero di serie. Sul fronte è apposta una sovrastampa trasversale in maiuscolo di colore nero, che indica il valore in corone. Sul retro, in posizione tale da coprire l’indicazione del valore facciale, viene incollata una marca fiscale, dentellata in modo simile a un francobollo, raffigurante una testina dell’Italia, ovvero il Contrassegno di Stato già presente dal 1893 su tutte le banconote della Banca d’Italia, del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia. Le marche fiscali vengono realizzate appositamente per la nuova serie di biglietti, ma saranno poi utilizzate anche per la validazione delle obbligazioni austriache sottoscritte dai residenti nei territori conquistati con la Prima Guerra Mondiale. I quattro esemplari riportano i seguenti numeri di serie:
TAGLIO IN LIRE | TAGLIO IN CORONE | NUMERO DI SERIE | DECRETO DI EMISSIONE * |
1 lira | 1 corona | 037 – 173500 | 02/09/1914 |
2 lire | 2 corone | 038 – 225000 | 02/09/1914 |
5 lire | 5 corone | 1365 – 073309 | 22/01/1914 |
10 lire | 10 corone | 1619 – 025800 | 02/09/1914 |
(*) Per decreto di emissione s’intende quello con cui viene autorizzato il contingente di biglietti di cui fa parte il numero di serie dell’esemplare in oggetto.
Dalla data del decreto che autorizzava l’emissione di un certo quantitativo di biglietti trascorrevano alcuni mesi fino alla stampa del primo biglietto e per la stessa stampa era necessario qualche mese. Non è possibile pertanto fissare la precisa data di realizzazione della serie, ma è plausibileritenere che essa ricada già nel periodo che intercorre tra la firma del trattato di Londra e la discesa italiana in guerra, ovvero tra il 26 aprile e il 24 maggio del 1915. Questa ipotesi sarebbe confermata dalla speranza diffusa di una rapida risoluzione della guerra in favore dell’Italia. La guerra proseguirà invece per lunghi anni e al suo termine l’Italia provvederà direttamente al cambio delle corone austriache nelle mani dei residenti nei territori liberati con biglietti italiani, inizialmente al cambio di 40 centesimi di lira per ogni corona e successivamente di 60 centesimi.
Dal punto di vista numismatico la serie delle quattro prove rappresenta una novità assoluta. Non solo ad oggi non era mai apparsa sul mercato, ma non esiste alcun riferimento bibliografico: numismaticamente è possibile ritenere che sia prevalsa – per quasi un secolo – la volontà di tenere all’oscuro dell’opinione pubblica e del governo il trattato firmato a Londra il 26 aprile del 1915. Ma come dice un vecchio proverbio, “tutti i nodi vengono al pettine”.