(di Roberto Salati) | Tra le monete più rappresentative della Repubblica Romana si annovera il denario emesso da Caio Calpurnio Pisone Frugi, genero di Cicerone, nel 67 a.C. (Cr. 408/1). Il denario raffigura al dritto la testa di Apollo, mentre al rovescio è raffigurato un cavaliere in corsa, in esergo C PISO LF FRUGI (figg. 1-2). La bella testa di Apollo può essere laureata o con i capelli legati da un nastro, la testa è rivolta sia a destra sia, meno frequentemente, a sinistra. Il cavaliere sul rovescio può portare una torcia, un ramo di palma o una frusta, la direzione della corsa è sia verso destra che verso sinistra. Numerosi simboli nei campi fungono da “control marks” sia sul dritto che sul rovescio (per una disamina di questi simboli vedi Crawford, Vol. I, pp. 420-433 ). La tipologia di questa moneta è tutt’altro che nuova, infatti si tratta di una precisa ripetizione della moneta emessa dal padre del monetario, Lucio Calpurnio Pisone, nel 90 a.C., che si differenzia unicamente per lo stile molto inferiore di quest’ultima e per la scritta L PISO FRUGI (Cr. 340/1, fig. 3).
Un po’ di storia | Nel 67 Cicerone scrisse una lettera all’amico Attico annunciando il fidanzamento dell’amatissima figlia Tullia con il rampollo di una famiglia di antica stirpe, Caio Pisone, appunto, appartenente alla Gens Calpurnia. La gens Calpurnia era una importante famiglia della Repubblica Romana composta da numerose branche tra cui i Bestia, i Bibuli (Bevitori), i Fiamma, i Pisoni (da Piso, mortaio) e i Frugi. Gli appartenenti alla Gens Calpurnia affermavano di discendere da Calpus, terzo figlio del secondo re di Roma Numa Pompilio. Per questo motivo la testa di Numa è raffigurata su alcune monete coniate da monetari appartenenti alla questa Gens. Il ramo dei Frugi discendeva dal Lucius Calpurnius Piso Frugi, console nel 133 a.C., che ottenne di aggiungere come secondo cognome l’appellativo Frugi (“il parsimonioso”) alla discendenza.
I Pisoni Frugi erano una delle tre branche principali dei Pisoni. Inoltre il padre di Caio Pisone, il monetario in questione, era stato pretore e triumviro monetale. Un colpo non da poco per l’ambizioso Cicerone, membro di una famiglia sconosciuta, la Tullia, che nonavevamai ricoperto cariche politiche importanti. Il matrimonio si celebrò nel 63 a.C. Caio Pisone nel suo “cursus” ricoprì anche la carica di questore, oltre a quella di magistrato monetale, ma la sua carriera risentì del declino del suocero e del suo successivo esilio. Caio si adoperò a lungo per permettere il ritorno di Cicerone in patria. Una morte prematura gli impedì però di rivedere il grande oratore al suo ritorno a Roma nel 57 a.C. Cicerone ebbe parole commosse per ricordare il genero: “Non conobbi mai nessuno che per zelo e laboriosità fosse in grado di superare mio genero Caio Pisone”, scrisse nel “Brutus”. La moglie Tullia si risposò due volte, prima brevemente con Furio Crassipede, poi, all’insaputa del padre, con Dolabella, dissoluto e facinoroso cesariano che dissipò il patrimonio della moglie. Ottenuto il divorzio da Dolabella, Tullia fece ritorno nella casa paterna ove morì di parto nel 45, lasciando Cicerone disperato ed affranto.
La moneta | La tipologia scelta da Caio Pisone per l’emissione del denario è strettamente inerente la storia della Gens Calpurnia, che fin dal 212 si era occupata dell’organizzazione dei Ludi in onore di Apollo.Il fatto che la tipologia ricalchi pedissequamente la moneta emessa dal padre sta a indicare che il messaggio politico da essa veicolato andava riaffermato e, se possibile, rinforzato. Il vanto della Gens Calpurnia consisteva nell’avere ottenuto che i ludi apollinari fossero inseriti permanentemente nel calendario romano.Questi ludi si svolgevano annualmente per un periodo di otto giorni, in genere dal 5 al 13 luglio, e l’ultimo giorno culminavano in giochi circensi.Il cavaliere a rovescio è probabilmente un “desultor”, o saltatore di cavalli, figura ricorrente nei giochi circensi e probabilmente caratteristico dei ludi apollinari. Il “desultor” romano si caratterizza per eseguire le sue acrobazie su due cavalli ed è riconoscibile per il cappello di feltro che indossava.
La tipologia di questo denario doveva essere popolare a suo tempo, tant’è che fu riproposta tale e quale una terza volta su un raro sesterzio del 47 a.C. a nome del monetario Aulus Licinius Nerva (fig. 4). Per quanto riguarda la data di emissione, il Crawford la pone nel 67 a.C., quando Caio era solo ventiduenne. Harlan la pone nel 59 a.C., data appena precedente all’elezione a questore avvenuta nel 58 a.C.
Considerazioni collezionistiche | Il denario tipo Cr. 408/1 è una moneta abbastanza comune. Crawford riporta complessivamente 197 conii per il dritto e 234 per il rovescio, che corrispondono ad una produzione teorica di tre milioni di denari (calcolando una media prudente di 15.000 monete per conio). Una produzione ampia, ma non paragonabile a quella del denario coniato dal padre Lucio che fu davvero imponente, tra le più vaste dell’intera Repubblica Romana (864 conii per il dritto e ben 1080 per il rovescio, pari a una vertiginosa produzione di circa dodici milioni di denari). Ciò nonostante la moneta appare desiderabile per lo stile finissimo dell’esecuzione del ritratto e per l’alto rilievo con cui le monete sono state prodotte. Chi ritiene che la monetazione repubblicana sia artisticamente debole qui non trova elementi a supporto delle sue tesi, il ritratto è di altissimo stile, un piccolo gioiello, quasi un cammeo, tale da deliziare gli esteti più raffinati. Gli esemplari in alta conservazione spuntano cifre piuttosto sostenute nelle aste, come i due esemplari qui raffigurati (figg. 1-2).
Bibliografia essenziale
Crawford Michael H., “Roman republican coinage”, Cambridge University Press, Cambridge 1974, ristampa 1989.
Harlan M., “Roman republican moneyers and their coins 63-49 BC”, Seaby, London 1995.