Un aureo, la sua legenda e la sua rappresentazione iconografica sintetizzano in una sola immagine i racconti degli storici sulla sorprendente ascesa al trono dell’imperatore Claudio.
Di Carlo Barzan. C’è un aureo che racconta il momento della proclamazione di Claudio a imperatore. È stato battuto nella zecca di Roma fra il gennaio 44 e gennaio 45, secondo quanto si desume dalla lunga legenda inserita sul diritto: Ti(berius) Clavd(ius) Caesar Aug(ustus) P(ontifex) M(aximus) Tr(ibunitia) P(otestate) IIII. Al momento della coniazione, Claudio – citato eccezionalmente con il primo nome Tiberio, poco utilizzato per evitare confusione con l’omonimo zio imperatore – era ancora pontefice massimo e tribuno della plebe per la quarta volta e questa informazione colloca temporalmente la nascita di questo aureo.
Ma è il rovescio della moneta che offre le informazioni più interessanti. Rappresenta un muro merlato con due portoni di ingresso che cinge un edificio con frontone: il timpano è ornato da una mezzaluna. All’interno si colgono i dettagli di un’insegna militare e un soldato di guardia con lancia. La cinta muraria merlata ai lati dell’edificio è probabilmente la prosecuzione di quella in primo piano. L’edificio raffigurato potrebbe essere riconosciuto come uno di quelli del Castro pretorio, come si chiama ancora quel quartiere di Roma. Il complesso deve il nome a un insieme di caserme che Tiberio aveva fatto edificare fra il 21 e il 23 per ospitare la guardia pretoriana, il corpo militare scelto destinato a proteggere l’imperatore e la sua famiglia. Il campo militare sorgeva appena fuori dalle mura della città, all’interno di un’area rettangolare difesa da una cinta muraria alta quasi cinque metri. Vi si accedeva attraverso quattro portoni distribuiti su ogni lato.
Oltre all’importanza sul piano iconografico, il valore storico della moneta è rafforzato dall’insolita iscrizione che costituisce la legenda: imper(atore) recept(o). Collocata in quella posizione, quasi a puntualizzare la rappresentazione, costituirebbe la conferma di quanto gli storici dell’epoca raccontavano circa le circostanze attraverso le quali maturò l’ascesa al trono di Claudio.
Le fonti storiche narrano infatti che il giorno dell’uccisione di Caligola, il 24 gennaio 41, mentre il Senato era impegnato a discutere fra il ripristino del regime repubblicano e la nomina di un nuovo princeps, i pretoriani decisero di proclamare Claudio imperatore in quanto unico esponente della famiglia giulio-claudia in età di regnare. Per la verità Claudio, nato nel 10 a.C. e miracolosamente scampato alle proscrizioni dei suoi predecessori (era fratello di Germanico e zio di Caligola), all’epoca era già abbastanza avanti negli anni e, soprattutto, non aveva mai manifestato alcuna propensione all’esercizio del potere. Anzi, fino ad allora aveva vissuto sostanzialmente nell’ombra, sia per uno stato di salute malfermo, sia per il suo interesse per gli studi. Alla morte di Caligola, proprio la sua età avanzata e la sua saggezza di studioso sembrarono ai più la soluzione migliore per la successione.
Ma lui, venuto a sapere di questa intenzione e letteralmente terrorizzato dall’eventualità che si realizzasse, si sarebbe nascosto in un angolo recondito del palazzo imperiale, dove fu scovato dai pretoriani e portato nella loro caserma. Formalmente volevano difenderlo da eventuali avversari politici, nei fatti intendevano costringerlo ad accettare la nomina. Cosa che avvenne la sera stessa. E per fortuna: il suo regno, nel quale rivelò doti di grande amministratore, avrebbe assicurato alla società romana il periodo di stabilità di cui aveva grandemente bisogno.
Condensato in termini iconografici, il messaggio che questa moneta intende trasmettere è duplice. Prima di tutto che l’imperatore c’era, nonostante i senatori si dilungassero a discutere. E poi che l’imperatore era sotto la protezione dei pretoriani. Nella storia antica raramente capita che la narrazione storiografica trovi un riscontro documentale così preciso.