Una moneta di fascino e peso per la regina sorella di Tolomeo II protagonista delle relazioni internazionali durante il regno tolemaico
Di Carlo Barzan. Arsinoe II era figlia di Tolomeo I Sotere, uno dei cosiddetti diadochi di Alessandro Magno, che alla sua morte si spartirono l’impero. A Tolomeo fu assegnato l’Egitto, di cui divenne re, fondando così la dinastia dei Tolomei, che regnarono fino a Cleopatra VII, la famosa regina d’Egitto che con Marco Antonio si suicidò dopo la sconfitta di Azio nel 31 a.C.
Nata nel 316 a.C., nel 299 a.C. Arsinoe II sposò Lisimaco, re di Tracia, un altro dei diadochi, e, rimasta vedova nel 281 a.C. , cercò la protezione del fratellastro Tolomeo Cerauno. Questi la sposò adottando anche i figlioletti di Lisimaco, con lo scopo recondito di aprirsi la strada verso la successione nel regno di Tracia. Ben presto rivelò le sue vere intenzioni uccidendo i figli adottati e provocando la fuga di Arsinoe II, che si rifugiò prima a Samotracia e poi, nel 279 d.C., in Egitto, dove regnava il fratello Tolomeo II, nel frattempo succeduto al padre da qualche anno. Fin dal suo arrivo, Arsinoe II cospirò con successo per ingraziarsi il fratello, indurlo a ripudiare la moglie Arsinoe I e a farsi sposare. Dopo il matrimonio entrambi i fratelli, Tolomeo II e Arsinoe II, assunsero il soprannome di “Filadelfo”, letteralmente “amante del fratello”, con il quale sono stati consegnati alla storia.
Arsinoe II non si limitò al ruolo di moglie del re e prese parte attiva alla vita politica, nella quale dimostrò indubbie capacità, in particolare per quanto riguarda la politica estera, tanto da essere la prima donna al mondo citata in documenti ufficiali d’epoca come protagonista nelle relazioni internazionali.
Morì nel 268 a.C. circondata da grande e venerazione e il marito/fratello le dedicò templi ad Alessandria e in vari altri luoghi, intitolò a suo nome varie città e continuò a nominarla, sia nei documenti ufficiali, sia sulle monete, che venivano emesse a suo nome e con la sua effigie, come in questo caso.
La moneta
La moneta d’oro da 8 dracme dedicata ad Arsinoe II fu coniata dalla zecca di Alessandria, la capitale d’Egitto fondata nel 331 a.C. da Alessandro Magno. La coniazione, di grande fascino e rarità, spicca per il formato inusuale rispetto alle altre monete d’oro del periodo (circa peso 27,58 grammi – diametro circa 28 mm). Riproduce al dritto la testa diademata e velata della regina rivolta a destra. Dietro l’effigie compare uno scettro, di cui si scorgono la parte centrale che appoggia sulla spalla sinistra e la punta, ornata da un fior di loto (fiore della ninfea, diffuso nelle zone paludose del Nilo e considerato sacro), che emerge al di sopra della testa. Nel campo a sinistra, dietro la nuca, la lettera greca K. Sul rovescio è riprodotta una doppia cornucopia ricolma di frutti e ornata di nastri decorativi. In alto, ai lati, compaiono due grappoli d’uva e lungo il bordo rispettivamente, a sinistra il nome e a destra il soprannome della regina in caratteri greci.
Le coniazioni tolemaiche
I Tolomei tentarono di ellenizzare ogni aspetto della vita egizia, ottenendo però risultati quasi solo nei contesti urbani. La coniazione di monete in Egitto risale a non prima della conquista alessandrina. Furono emessi stateri d’oro e d’argento la cui coniazione fu proseguita dai Tolomei. Se all’inizio, anche dopo la sua morte, è comune trovare monete che raffigurano Alessandro Magno in veste di Eracle con la testa ricoperta dalle fauci del leone sul diritto (e Zeus in trono, probabile riferimento alla vicenda dell’oracolo di Ammone, sul rovescio), col passare del tempo i sovrani tolemaici preferirono raffigurare se stessi, le loro regine o anche la coppia di sovrani compresente. Un motivo frequente sul rovescio era invece la cornucopia. La monetazione tolemaica si chiuse nel 45-30 a.C. con una coniazione in bronzo raffigurante Tolomeo XV, figlio di Cleopatra e Giulio Cesare e associato al trono dalla madre.