(di Giovan Battista Muraro) | “Chi è saggio e virtuoso brilla da lontano come un falò; come un’ape che raccoglie il miele, accumula ricchezza senza danneggiare nessuno”: cosi recita il “Digha Nikaya” (III, 188), un antico testo buddhista. Nella medaglistica moderna italiana le medaglie delle banche costituiscono un fenomeno vasto e del tutto particolare.Le Banche, gli Istituti di Credito e in particolare le Casse di Risparmio hanno infati utilizzato questa forma d’arte per fini storici commemorativi, anniversari di fondazione della banca, l’apertura di nuove sedi in importanti palazzi, per solennizzare opere d’interesse collettivo, per ricordare personaggi di rilievo, per riconoscenza verso benemeriti fondatori, presidenti o direttori, che hanno consentito lo sviluppo e l’affermazione dell’Istituto di Credito, per ricorrenza di anzianità. Le medaglie venivano donate come “strenna” in particolari occasioni a personalità pubbliche, ai dipendenti e ai clienti.
La medaglia bancaria commemorativa, oggetto d’arte che può durare nel tempo e ricordare l’importanza del committente, diventava un prodotto pubblicitario per diffondere l’immagine di grandezza, di serietà, solidità economica dell’Istituto emittente. Mentre le medaglie ufficiali hanno il privilegio di una periodicità, con le sue categorie annuali e straordinarie e compaiono in molti listini, cataloghi e manuali, per le medaglie emesse dalle banche è difficile fare un’esaustiva catalogazione.
Istituti di Credito in Italia | Le origini: la maggior parte degli Istituti di Credito italiani si è costituita tra la metà e la fine dell’800 sotto la spinta della Rivoluzione industriale europea e rappresenta il prodotto più completo delle condizioni socioeconomiche di quel periodo e degli ideali umanitari che anche nei secoli precedenti avevano dato a numerose forme di previdenza. Questi Istituti avevano lo scopo di diffondere il risparmio fra i ceti medi e le classi lavoratrici, concorrendo ad attenuare le grandi ineguaglianze sociali, ad alleviare la condizione umana dei lavoratori, migliorandone la posizione morale ed economica.
Le prime casse italiane risalgono al 1822 (Padova, Rovigo, Udine, Castelfranco, Monselice e Venezia), al 1823 (Milano), al 1827 (Torino), al 1829 (Firenze), al 1836 (Roma), al 1837(Bologna) e via via tutte le altre nelle varie regioni, prima o dopo l’unificazione italiana. Intorno agli Anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso, superati i problemi connessi al periodo postbellico era fortemente sentita la necessità di nuove aziende di credito votate ai principi cooperativistici e orientata a sostenere l’attività di nuovi comparti imprenditoriali.
La costituzione delle Casse italiane si deve in gran parte ad associazioni di persone, ad Enti Pubblici, Comuni ed Enti morali, specialmente Monti di Pietà, Monti di Credito o Banche del Monte istituiti sin dal XV secolo dai Francescani che volevano combattere, con tali istituzioni, la miseria e il fenomeno dell’usura diffuso a quei tempi. L’attenzione al territorio ha costituito l’asse portante della politica istituzionale di questi enti. Gli obiettivi sono stati quelli dello sviluppo economico e sociale, della crescita e benessere della comunità del territorio di riferimento schierandosi a fianco delle imprese e delle famiglie con un forte spirito mutualistico, ricercando una profonda integrazione con le strutture della comunità locale soprattutto nelle fasi critiche dell’economia. La promozione del risparmio è stato lo scopo fondamentale di queste istituzioni che vogliono così contribuire all’ affermazione di una più alta coscienza del dovere sociale indicando nel risparmio un elemento fondamentale per una accorta politica degli impieghi bancari finalizzati ad un ordinato sviluppo della società. Concetto al quale le Casse di Risparmio hanno ispirato la loro azione promozionale per la Giornata Mondiale del Risparmio.
Le caratteristiche filantropiche della Casse emergono con la destinazione di parte degli utili a opere di beneficienza e di pubblica utilità con interventi mirati a favore di categorie disagiate, alle attività e beni culturali, alla ricerca nel campo delle scienze esatte e naturali ma anche a quelle in campo giuridico, economico e umanistico nell’ottica del miglioramento della distribuzione delle risorse sul territorio.