Riportano le cronache dell’epoca che Vittorio Emanuele III, colpito dalla bellezza e dalla ricchezza di quanto ammirato a Perugia, sia tornato una seconda volta da Roma in forma privata, in automobile, il 5 giugno del 1907, accompagnato soltanto da due ufficiali e si sia trattenuto a lungo ad ammirare la miriade di opere raccolte con il concorso di istituzioni pubbliche, musei, studiosi e privati collezionisti dell’Umbria e di altre parti d’Italia. E’ lecito supporre perciò – anche se nessuna fonte può darcene conferma – che il sovrano si sia soffermato per ben più di qualche minuto ad ammirare la sezione numismatica impreziosita da monete – talune rarissime – delle sei zecche umbre attive nel Medioevo e in età moderna, compresa quella muraiola da 4 baiocchi coniata a Terni nel 1797 che egli stesso aveva donata, qualche anno prima, alla famiglia Bellucci.
I rapporti intercorsi tra Giuseppe, Ada e il “re numismatico”, se non per la donazione della moneta ternana non risultano documentati in altre sedi; tuttavia, la citazione riportata a p. 211 del XIV volume del “Corpus Nummorum Italicorum” in merito ai quattrini della Guerra del salelascia presumere che la Bellucci Ragnotti possa aver contribuito in qualche forma, al pari di tanti altri studiosi e collezionisti rimasti anonimi, alla maestosa opera fornendo informazioni utili alla sua compilazione. D’altra parte, è noto che Vittorio Emanuele III possedeva parte delle pubblicazioni della studiosa umbra ed è presumibile che anche ad esse, nel corso dei suoi studi, abbia fatto ricorso.
La Bellucci, a coronamento del lavoro svolto nell’ambito dell’Esposizione di Antica Arte Umbra del 1907, si dedica alla redazione di un catalogo completo degli esemplari esposti che viene dato alle stampe dalla Tipografia Perugina già Santucci e che contiene, oltre all’elenco delle monete in mostra, pagine a tema storico e annotazioni di numismatica umbra costellate di informazioni su zecchieri e incisori delineando un affresco in cui documenti ed evidenze numismatiche, monete e vicende umane si compenetrano rendendo viva, attuale ed affascinante la storia dei secoli passati.
Con il catalogo del 1907 si chiude la produzione scientifica di Ada Bellucci; è tuttavia doveroso citare – simbolica, “ultima pennellata” di questo “ritratto numismatico di signora” – una minuscola pubblicazione data alle stampe nel 1905 e che consiste in una nota dal titolo “Sulla zecca di Foligno”. Si tratta di appena due pagine che, tuttavia, appaiono significative soprattutto per le righe di chiusura, illuminanti sulla statura umana e culturale di Ada Bellucci e sul clima – probabilmente irripetibile – esistente all’epoca in Italia, in particolare per quanto riguarda il rapporto tra collezionismo, commercio e ricerche sulla storia della moneta: “Credo non si renderà inutile questo, se pur piccolo, contributo alla numismatica italiana e più particolarmente umbra, oggi che le ricerche numismatiche sono degnamente salite in grande importanza tra le discipline archeologiche. E difatti lo studio delle monete e medaglie, con il sussidio di altri documenti, contribuisce a rendere più vera e adorna la nostra storia, di cui la esatta conoscenza si rende ognor più necessaria fin nei suoi più minuti particolari”.