(di Roberto Ganganelli) | Due importanti case di vendita – la sammarinese Nomisma e l’elvetica Sincona – nei giorni tra il 18 e il 20 maggio prossimi daranno via ad un’asta di altissimo livello che, con i suoi circa tremila lotti comprendenti molte rarità italiane, si avvia a fare storia. Tra le monete proposte, per quanto riguarda le zecche della Penisola, spicca anche una rarissimo diamante in argento a nome di Ercole I D’Este, 1471-1505 (lotto n. 1524, Spl, base 3500 Chf) coniato dalla zecca di Ferrara. La moneta, senza data, pesa 2,55 grammi e ha un diametro di circa 23-24 millimetri. Al rovescio è rappresentata la figura intera di san Maurelio in abiti vescovili, con mitria e pastorale, la destra alzata in segno di benedizione; in cerchio . SANTVS . | MAVRELIVS .
Al dritto, invece, campeggia la cosiddetta “impresa del diamante”, una delle più celebri di casa D’Este, sotto forma di un anello con diamante sul quale si avvolgono le foglie di un fiore il cui stelo fuoriesce in basso e la cui corolla è raffigurata al centro del gioiello. In cerchio la legenda . + . DEXTERA . DNI . EX | ALTAVIT . ME. “La destra del Signore mi ha innalzato” è il significato del motto latino, tratto dai “Salmi” (117, 16) ove si legge “Dextera Domini fecit virtutem, dextera Domini exaltavit me” (“La destra del Signore ha fatto prodezze, la destra del Signore mi ha innalzato”). Un motto che simboleggia la vittoria contro i persecutori.
Il diamante, che nemmeno il fuoco e il ferro riescono a distruggere, è simbolo di sovranità universale, di incorruttibilità, di indomita fortezza, mentre l’anello è simbolo di potere, di investitura. L’impresa del diamante, in ambito ferrarese, venne assunta proprio da Ercole I, che modificò uno stemma di Niccolò III. Lo stemma raffigura un anello episcopale sormontato da un diamante avvolto da due foglie ad un garofano rosso, che sostituì l’originale zinnia di Niccolò. Assumendo questa impresa, Ercole, volle celebrare la potenza raggiunta dagli Estensi attraverso la politica matrimoniale da lui stesso promossa. L’anello episcopale – che sta a significare il legame con lo Stato Pontificio, e dunque anche una sorta di “divina investitura” (come richiama anche il verso del salmo) – venne concesso a Nicolò III dal pontefice Martino V quando lo nominò gonfaloniere di Santa Romana Chiesa; Ercole lo ereditò e lo inserì nel proprio stemma personale scolpendolo sulla pietra, facendolo affrescare ed eternandolo anche nel metallo di una splendida moneta che, ancora oggi, rievoca un’epoca irripetibile.
Altre monete, per circa un secolo, furono via via battute con l’impresa del diamante dalla zecca di Ferrara a perpetuare una tradizione simbolica fortemente radicata e a scrivere una pagina affascinante, una tra mille, nella storia della monetazione italiana.