(di Antonio Castellani) | Nel 1931, “anno IX dell’era fascista”, nella monetazione del Regno d’Italia debutta un nuovo tipo di massimale in oro, di peso minore dei precedenti (8,8 grammi a titolo 900, per 23,5 millimetri di diametro), ma di qualità artistica altrettanto eccellente. Per tre anni, infatti, viene coniata la 100 lire Italia su prora che, ad un bel ritratto di Vittorio Emanuele III in uniforme, decorato in basso dal nodo sabaudo, abbina una classica ed elegante personificazione dell’Italia su di una prua di nave, con le vesti mosse dal vento, che regge nella destra un ramo d’ulivo (simbolo di Pace) e con la sinistra solleva alta la fiaccola della Civiltà. A modellare le monete è Giuseppe Romagnoli, ad inciderne i conii Attilio Silvio Motti.
Tramontata ormai l’epoca dell’Unione Monetaria Latina, il Regno d’Italia si vede costretto a ridefinire la parità aurea della lira: se 100 lire, fino alle ultime monete Aratrice del 1927, contengono infatti ben 29,032 grammi di fino, le nuove tipo Italia su prora si fermano ad appena 7,92 grammi di metallo prezioso. Le quattro date emesse di questa tipologia sono: 1931-IX (22.293 pezzi), 1931-X (11.540), 1932-X (9.081) e 1933-XI (6.464 esemplari).
Le monete furono coniate, assieme alle “gemelle” da 50 lire tipo Littore, per conto della Banca Francese ed Italiana per l’America del Sud, rappresentata dalla Banca Commerciale Italiana. Gran parte della produzione fu inviata in Sud America e presso filiali di città del Mediterraneo Orientale. In seguito, anche il Banco di Roma ottenne l’autorizzazione a richiedere la coniazione alla Regia Zecca dietro un compenso pari al valore nominale più 22 lire per ogni chilogrammo d’oro monetato. Complessivamente, per le due banche vennero prodotti 49.378 pezzi, tutti conformi al Regio Decreto n. 1148 del 18 luglio 1930 e al n. 280 del 30 marzo 1931.
In quale Italia debuttano le nuove 100 lire “leggere”? Nel 1932, nel nostro paese circolano 291.587 automobili e, nello stesso anno, viene presentata la Fiat Balilla. La benzina costa 2 lire al litro, Il pane 1,73 lire al chilo, la carne rossa 9, le cipolle 80 centesimi. Per un abito da uomo servono 235 lire e per un paio di scarpe 50 ma, mentre un impiegato guadagna da 300 a 600 lire ed un funzionario circa 1000, braccianti ed operai si fermano a 300. “Se potessi avere mille lire al mese…” canterà non a caso, qualche anno dopo, Gilberto Mazzi.