(di Roberto Ganganelli) | L’idea è di Emanuele Fiano, deputato del Partito democratico ed esponente di spicco della comunità ebraica milanese: la cosiddetta “Legge Scelba” (Legge 20 giugno 1952, n. 645) che introdusse il reato di apologia del fascismo va integrata, rafforzata, estesa in modo da vietare il commercio e la diffusione (anche in Rete) di oggetti, immagini, simboli, persone legati o riferibili al periodo mussoliniano.
“Ma – come scrive Mario Baudino ne “La StampaCultura” (leggi qui l’articolo completo) – al di là delle buone intenzioni, il cuore del problema è se si possa davvero cancellare il passato con un tratto di penna, per impedirgli di riemergere. Ed è un tema che va al di là degli orrendi cimeli mussoliniani, dei saluti fascisti, delle nostalgie inquietanti. Accanto a tutto ciò esistono ben altre testimonianze, che verrebbero travolte. Ad esempio nel campo della filatelia e in generale sul mercato del collezionismo e dell’arte, i cui protagonisti sono in allarme. Come si fa a distinguere tra paccottiglia e oggetti storici, tra documento ‘buono’ e ‘cattivo’?
Difficile impedire che un bando del genere cada anche su francobolli, monete, pubblicazioni, manifesti. Anzi, difficile ‘non scandalizzarsi’: è la reazione di Filippo Bolaffi, amministratore dell’omonima casa d’aste nata con la filatelia più d’un secolo fa. ‘E lo dico dal punto di vista di chi, ebreo, ha avuto un nonno partigiano (Giulio, il capo della Divisione Stellina, in Alta Val Susa, Ndr). Io non terrei mai in casa reperti del genere, ma proibirli significa negare la storia’”.
Dunque, se la proposta dovesse essere approvata, anche gran parte delle monete coniate dal Regno d’Italia dal 1922 al 1943, le banconote emesse dalla Banca d’Italia col contrassegno di Stato del fascio littorio, le innumerevoli medaglie commemorative del periodo – molte, peraltro, pregevoli sotto il profilo artistico e tra le più belle prodotte in Italia – e distintivi, spille, placchette – tutti oggetti di collezionismo ricercati da migliaia di persone – potrebbero finire sotto la scure di una legge che ha tanto il sapore non di voler tutelare la democrazia, quanto di voler fare di ogni erba un fascio – non “littorio”, per carità! – e di censurare ciò che, della storia d’Italia, è comunque documento e testimonianza. E, perché no, in certi casi anche opera d’arte e, comunque, espressione di cultura.
La furia iconoclasta ha sempre generato mostri; speriamo dunque che il collezionismo – numismatico, filatelico o di manifesti e cartoline, non fa differenza – che è da sempre una forma di rispetto e di amore per il passato, anche quello più controverso e difficile, non debba pagare un prezzo che non merita.