(articolo sponsorizzato da Bolaffi Metalli Preziosi) | L’ultimo ciclo di contrattazioni del mese di gennaio ha confermato i segnali di ripresa per quanto riguarda le quotazioni del metallo prezioso, seppure senza una performance eclatante. Il +0,42% messo a segno tra il 25 e il 29 gennaio, infatti, è il risultato di una settimana senza particolari scossoni, durante la quale il prezzo dell’oro si è mosso in un range di ampiezza pari ad appena 26 centesimi di euro per grammo per trasformarne, alla fine, solo 14 in incremento netto. Per visualizzare il grafico interattivo e dinamico delle quotazioni clicca qui; per iscriverti alla newsletter di Bolaffi Metalli Preziosi e ricevere aggiornamenti sul mondo dell’oro visita il sito (clicca qui).
Sintesi della settimana | Nella settimana in esame, il metallo prezioso è tornato a superare, per la prima volta dall’inizio del novembre scorso, la soglia dei 33 euro per grammo oscillando – tuttavia – in una ristretta fascia di quotazioni (minimo e massimo della settimana sono distanti appena dello 0,81%) che sembra indicare nei 1.025-1.030 euro per oncia il livello di supporto dell’attuale fase al rialzo iniziata a metà dicembre 2015.
Sintesi del mese | Il mese dal 29 dicembre 2015 alla stessa data di gennaio 2016 ha fatto registrare un risultato positivo nella misura di un più che apprezzabile +4,76%; particolarmente positiva la prima settimana del periodo, con l’oro balzato dai 970,72 euro per oncia del 30 dicembre ai 1.019,31 del 7 gennaio; meno dinamico, ma in ogni caso con tendenza alla crescita, anche il periodo successivo. In termini assoluti, il grammo di metallo prezioso si è apprezzato di 1,50 euro.
Sintesi dell’anno | L’orizzonte dei 365 giorni da fine gennaio 2015 a fine gennaio 2016 mostra invece uno scenario piuttosto diverso; nonostante l’ultima fase di ripresa, infatti, nel periodo l’oro ha visto ridimensionarsi in modo non indifferente (-9,18%, pari a -3,33 €/gr) la propria quotazione sui mercati globali. La volatilità dell’ultimo anno è evidenziata anche dalla differenza percentuale tra minimo e massimo di periodo, pari a ben il 17,61%.