(di Riccardo Paolucci) | Fin dalla preistoria luogo di insediamenti abitativi, numerosi in zona gli insediamenti preistorici delle età del Bronzo e del Ferro, come le località Castellet, Castelir di Pieve (sicuramente un castelliere), San Cristoforo, ma soprattutto Santa Rufina di Palse, dove recentemente è stato portato alla luce un villaggio paleoveneto, il più importante insediamento dell’Età del Ferro in tutto il Friuli occidentale (IX-VIII secolo a.C.). Indubbia pure la romanità attestata dai toponimi, da ritrovamenti fittili e numismatici, dalle fondamenta tardo romane del castello.Nasce come autonoma entità politico-giurisdizionale nel 1214 in seguito alla divisione dei beni avvenuta in seno alla famiglia DaPrata precedentemente detentrice della giurisdizione. Da questa data la storia di Porcia si identifica con la storia dei conti di Porcia e Brugnera, famiglia fra le più potenti del Friuli che, con il titolo di “conti liberi”, occupava il primo posto fra i feudatari laici del Parlamento della Patria del Friuli. Imparentata con i da Romano, i da Camino, gli Scaligeri, i Torrioni, i Visconti, i Colloredo, i Fugger e dal 1662 principi del Sacro Romano Impero.
Il territorio di Porcia seguì le alterne vicende delle lotte endemiche che interessarono il Patriarcato di Aquileia. Nel 1418 i conti di Porcia fecero spontaneamente atto di sottomissione alla Repubblica di Venezia che riconobbe loro le prerogative giurisdizionali che detenevano precedentemente. Dopo la caduta di Venezia, conclusasi la parentesi Napoleonica, Porcia passò sotto il dominio austriaco. Si ricongiunse all’Italia nel 1866. Da allora il processo storico di Porcia ha attraversato tutte quelle fasi comuni alla storia del Friuli e dell’Italia. Nel corso di questo millennio di storia il primitivo “Castrum de Porcileis” è stato oggetto di molti ampliamenti e modifiche risultando un complesso originale e di alto interesse.
Cartolina d’epoca raffigurante l’abitato di Porcia, in provincia di Pordenone (source: archive)L’ordinamento giuridico ed amministrativo di Porcia poggiò sullo Statuto della terra: scritto nel XIV secolo (un manoscritto indica un lasso di tempo per la sua redazione tra il 1378 ed il 1385) e successivamente promulgato dai conti detentori del feudo, si divide in tre sezioni: “Sopra il criminale”, “Sopra li danni fatti”, “Sopra il civile”. Caduto il Patriarcato di Aquileia come entità politica è subentrata ad esso la Repubblica di Venezia, le leggi e le disposizioni ivi contenute continuarono ad essere osservate e furono in particolar modo confermate e ratificate nel 1461 da Ettore Pasqualigo, Luogotenente veneziano della Patria del Friuli. Il feudo di Porcia ha una scarsissima monetazione, consta infatti di una sola moneta: lo zecchino in oro del principe Annibale Alfonso Emanuele (1679-1739). Moneta di ostentazione e come scrisse Solone Ambrosoli “quasi soltanto a far pompa dell’arme sormontata dal berretto principesco, e del titolo di Principe del Sacro Romano Impero” (“Corpus Nummorum Italicorum. VI. Veneto. Zecche minori. Dalmazia. Albania”, Roma 1922, nn. 1-3).