(di Roberto Ganganelli) | Diversamente da quanto accaduto per 150° anniversario del 2011 – la cui celebrazione è passata, almeno in taluni ambienti, quanto meno in sordina – il primo mezzo secolo dall’Unità d’Italia venne celebrato nel 1911 come un traguardo di grande importanza sia dal Governo che dalla Corona. Frutto ormai pressoché compiuto (le ultime “terre irredente” sarebbero state acquisite a seguito della Prima Guerra Mondiale), l’unificazione italiana fu fra l’altro, a distanza di mezzo secolo, l’occasione per esaltare i progressi industriali e commerciali del Paese, la ricchezza della sua cultura e della sua storia e, naturalmente, il ruolo di Casa Savoia. “Un mezzo secolo è trascorso dal giorno in cui Camillo di Cavour otteneva che il Parlamento trasformasse in legge l’alta visione della patria Unità, che nella coscienza del grande statista già era salda certezza, ma in molte anime soltanto lontana speranza”. Con queste parole, il Conte Enrico di San Martino inaugurava l’Esposizione Internazionale di Torino del 1911 che rappresentò – assieme alle celebrazioni romane, fiorentine e a quelle organizzate nel resto della Penisola – una formidabile “vetrina italiana” negli anni spensierati di quella “Belle époque” che sarebbe naufragata di lì a poco nella “inutile strage” – come la definì Papa Benedetto XV – della Grande Guerra.
Manifesto dell’Esposizione Internazionale di Torino 1911 (source: archive)Vittorio Emanuele III, il “re numismatico”, volle che tutti gli Italiani – o, per lo meno, i collezionisti di monete – conservassero memoria del Cinquantenario del Regno grazie ad una serie di quattro splendide coniazioni – da 50 lire in oro, da 5 e 2 lire in argento e da 10 centesimi in rame – che, ideate da Domenico Trentacoste ed incise dall’abilissimo Luigi Giorgi, celebravano l’Italia e Roma, il progresso e le origini del nostro Paese attraverso una modellazione raffinata e una realizzazione tecnicamente perfetta. Seppur in tutto e per tutto monete spendibili, oltre che commemorative, quelle della serie del Cinquantenario meritano un cenno per la loro affinità espressiva e di impostazione con la medaglia classica e, in particolar modo, con gli stilemi di quest’arte a cavallo tra Ottocento e Novecento: l’equilibrio compositivo, la finezza dei dettagli e la ricchezza simbolica – si vedano la nave, l’aratro e le personificazioni di Roma e dell’Italia – collocano infatti questa serie su di un piano artistico e comunicativo più elevato rispetto ai tagli di normale circolazione.
Le 50 lire in oro del Cinquantenario del Regno d’Italia (source: archive)