(di Roberto Ganganelli) | 1724-1842: abbraccia poco più di un secolo, ed una monetazione molto particolare, questo bel volume di Michele Cappellari dato alle stampe pochi mesi fa da Giampaolo Citronis Editore e che si occupa delle emissioni sabaude per l’isola di Sardegna che, seppure note ai collezionisti come agli studiosi, non erano state finora indagate in modo compiuto, soprattutto dal punto di vista degli strumenti legislativi che ne definirono le caratteristiche tecnico-metrologiche, l’emissione e la circolazione. Parte dei domini dei Savoia dal 1718, la Sardegna vive una serie di fenomeni monetari interessanti, in primo luogo il mantenimento del preesistente sistema monetario basato sulla lira sarda da 4 reali, pari a 20 soldi e a 120 cagliaresi o 240 denari. Cappellari delinea in modo esauriente il quadro storico-monetario, per poi passare all’analisi dei primi provvedimenti monetari attuati sotto Vittorio Amedeo II e, in seguito, sotto Carlo Emanuele III, attingendo non solo alla bibliografia di settore ma soprattutto a documenti d’archivio e ufficiali, analizzandone con certosina attenzione i contenuti e pervenendo a conclusioni sempre coerenti e approfondite. Con Vittorio Amedeo III si riapre la zecca di Cagliari, e col successore Carlo Emanuele IV prosegue la produzione di monete sarde “autoctone”; una serie che continuerà anche con Vittorio Emanuele I e Carlo Felice. Con Carlo Alberto, invece, l’isola perde la propria “identità monetaria” per essere assimilata in tutto al sistema decimale adottato in Piemonte finché, con l’unificazione della Penisola, la monetazione sarda ancora in residuale corso legale viene progressivamente ritirata.
Agli ampi capitoli storico-documentali, l’autore fa seguire un utile atlante sintetico dei nominali emessi nell’isola sotto i Savoia (con tagli per marco, metrologie e altri dati tecnici), la dettagliata descrizione ed illustrazione di tutti i tipi monetali – con alcune foto di esemplari eccezionali per conservazione o rarità – ed una serie di apparati che riassumono tutti i provvedimenti monetari consultati, la bibliografia ed un prezziario innovativo, dal momento che, per ogni moneta elencata, differenzia il grado rarità in base allo stato di conservazione degli esemplari censiti sul mercato e in collezioni pubbliche e private. Così, ad esempio, i 3 cagliaresi del 1724 risultano non comuni in Mb e Bb, rari in conservazione Spl e addirittura R3 se in fior di conio; gradi di rarità e prezzi sono a cura del numismatico Riccardo Rossi.
Ciò che vogliamo sottolineare ancora una volta, tuttavia, è il metodo – rigoroso e maturo – seguito da Cappellari nella redazione di questa interessante ricerca che segna un punto di arrivo nelle conoscenze sulla numismatica sabauda di Sardegna: solo andando alle fonti primarie – ossia, i provvedimenti monetari ufficiali – ed incrociandole in modo rigoroso con le evidenze – vale a dire, gli esemplari noti – si può ottenere un quadro coerente e completo di una monetazione o dell’attività di una zecca.
La copertina del volume di Michele Cappellari (source: archive)