(di Roberto Ganganelli) | Sarà presentata nella sala consiliare del Comune di Romano di Lombardia (Bergamo) domenica 21 dicembre ore 16.00 la medaglia che il maestro Luigi Oldani ha realizzato per la municipalità, che ha deciso di dedicare una coniazione commemorativa ad un illustre concittadino, lo scultore Mario Biglioli (1890-1983). Realizzata in bronzo patinato nel diametro di 60 millimetri, la medaglia conferma al dritto la mano felice dell’artista Oldani nella modellazione dei ritratti: le fisionomie, infatti, non appaiono mai scontate né artificialmente idealizzate, piuttosto si presentano realistiche anche nelle asimmetrie, essenziali nei tratti, profonde soprattutto nell’umanità degli sguardi.
La medaglia di Luigi Oldani per Mario Biglioli (source: Oldani)
Un effetto semplice, in fondo – almeno così si potrebbe pensare – da ottenere nel disegno preparatorio o nel modello iniziale su grande scala, molto più complesso – invece – da tradurre nelle piccole dimensioni e nel gioco dei minimi rilievi di una coniazione d’arte. Al rovescio, altrettanto essenziale e, al tempo stesso, elegante, spicca nella sua semplicità l’araldica del Comune di Romano di Lombardia. Comune che ha l’indubbio merito, oltre che di continuare a serbare memoria di un illustre artista, valorizzandone le opere, di averne affidato alla medaglistica – secolare disciplina espressiva – una celebrazione originale e duratura.
Il ritratto fotografico d’epoca servito per la modellazione (source: Oldani)
Mario Biglioli, romanese di nascita, figlio di un artigiano specializzato nella lavorazione del ferro d’arte, conosce sin da subito la fascinazione del lavoro artistico, e inizia a plasmare la propria vocazione nel laboratorio di famiglia, apprendendo, grazie al paziente magistero paterno, l’uso della lima e degli utensili. La vicinanza della bottega paterna al Museo Rubini gli consente un accesso quasi quotidiano alle sale che conservano cimeli e opere d’arte raccolte dal tenore nella sua sfolgorante carriera: scopre in quei frangenti il potere dell’arte, la comunicativa del sentimento. Trasferitosi, seppur a malincuore, a Milano, nel 1915 si diploma presso l’Accademia di Brera in scultura, sotto la guida dei maestri Butti e Pellini. Conosce in quegli anni Carrà, Medardo Rosso, Wildt,Tallone e quasi tutti i grandi protagonisti che dai primi decenni del secolo gravitano intorno al capoluogo milanese, in un clima ricco di stimoli e suggestioni. Nonostante il carattere schivo che lo tiene precauzionalmente lontano dallo sfavillante mondo delle mostre e dei vernissage lavora molto e in tutta Italia, soprattutto nella realizzazione di grandi monumenti pubblici e in quel campo, fondamentale per qualsiasi artista, che è la scultura funeraria. Muore a Milano nel 1983. Vent’anni dopo le figlie offrono una cospicua donazione delle sue opere al Comune di Romano, rinsaldando, definitivamente, il legame con il borgo natio che oggi gli rende omaggio con questa medaglia d’arte.